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Francia, obbligo di mascherina ai seggi. Per Macron flop certo e rebus governo

Chiamati alle urne 16,5 milioni di francesi, ma si rischia un altro record astensioni per il virus. A Parigi la socialista Hidalgo in testa

Francia, obbligo di mascherina ai seggi. Per Macron flop certo e rebus governo

Sono le elezioni mascherate, perché per la prima volta ci sarà l'obbligo di indossare la mascherine ai seggi. Sono le elezioni della paura, perché nella mente degli elettori chiamati a votare frullano inevitabilmente i numeri della strage da coronavirus in Francia: trentamila morti e il rischio di un'astensione ancora più alta del primo turno del 15 marzo, quando oltre la metà dei francesi non andò a votare (il 55,3%) tanto da costringere poi Macron a rinviare di tre mesi i ballottaggi.

Sedici milioni e mezzo di elettori sono chiamati oggi al secondo turno delle municipali in Francia, in cui si sceglieranno anche i sindaci di Parigi, Bordeaux, Marsiglia, Lione, Strasburgo. In lizza quasi 160mila candidati consiglieri per 5mila comuni. Ma in casa Macron sono le elezioni di un flop annunciato. Il partito del presidente, la Republique en Marche (LRM), per la prima volta dalla sua fondazione partecipa alla corsa e inevitabilmente guadagnerà poltrone visto che non ne aveva nel 2017. Eppure - ecco il punto - perderà certamente la battaglia della capitale Parigi dove, fra le tre donne in lizza, la socialista Anne Hidalgo con molta probabilità si confermerà regina sulla rivale del centrodestra Rachida Dati. E sarà umiliazione certa per l'ex ministra della Salute Agnès Buzyn, strappata da Macron all'emergenza coronavirus a metà febbraio, per rimpiazzare il candidato Benjamin Griveaux finito in uno scandalo video-sessuale. Il partito del presidente, che in principio sognava Parigi, sperava di conservare Lione e prendere a sorpresa Marsiglia e Bordeaux, con grande probabilità resterà a bocca asciutta in molte città e può sperare forse in Strasburgo, dove è alleato con la destra, proprio ora che i Verdi vanno forte.

È un segnale da non trascurare in un'elezione dal sapore più politico e meno locale di quel che sembra. Queste municipali decideranno infatti anche se la Francia avrà un nuovo primo ministro e che genere di rimpasto di governo si appresta a fare Macron nelle prossime settimane. La ragione? Il primo ministro Edouard Philippe, che non è iscritto al partito del presidente, è candidato a sindaco di Le Havre, poltrona già occupata dal 2000 al 2017. Se non sarà eletto, metterà in ulteriore imbarazzo Macron. Se vincerà - come sembra, visto che è dato per favorito - il presidente dovrà decidere se rimpiazzarlo. Dopo il voto, il dilemma: tenere il premier a Matignon, visto che nei sondaggi di popolarità gli elettori lo preferiscono allo stesso Macron? Oppure disfarsene, dando l'idea di un totale rinnovamento, come Macron vuole che accada ora che la Francia è in crisi economica e sociale per il coronavirus? Il primo ministro si dice pronto ad aspettare un anno prima di fare il sindaco, se Macron lo vorrà ancora alla guida del governo. Ma Philippe ha ammesso anche che il suo obiettivo è insediarsi a Le Havre «presto, prestissimo». Il cerino è in mano al capo dell'Eliseo. E degli elettori.

La macchina governativa ha fatto di tutto per convincere i francesi a votare, mentre era in corso una campagna elettorale di quattro lunghe settimane invece che dei soliti cinque giorni. Non solo le rassicurazioni sulla sicurezza: la penna si porta da casa, gel e disinfettanti saranno garantiti a ogni seggio. Per la prima volta è stata introdotta la possibilità del doppio voto per procura, in modo da favorire anziani e persone vulnerabili. E per raccogliere le procure in casa di chi ha problemi di mobilità, sono stati coinvolti commissariati e gendarmeria. Se gli elettori non vengono a te, tu andrai dagli elettori.

Nella speranza che anche stavolta i francesi non preferiscano stare a casa.

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