La Francia della "sharia" che vuole l'islam per tutti

Nei ghetti dove l'integralismo è legge, il velo è il simbolo di uno stile di vita da imporre pure ai non musulmani

La  Francia della "sharia" che vuole l'islam per tutti

Domenica la guerra ai costumi degli «infedeli» ha colpito due donne in calzoncini «troppo» corti insultate al grido di «sgualdrine» da un gruppo di ragazzotti islamici che, non paghi, hanno preso a pugni i loro mariti e un amico. A giugno era toccato a Maud Vallet, una studentessa 18enne aggredita da una banda di coetanee musulmane perché, colpevole, pure lei, d'indossare un paio di pantaloncini «esageratamente» succinti. I due episodi registrati nella città francese di Tolone dovrebbero far riflettere chi è convinto che i divieti su burqa, niqab e burkini ledano la sfera delle libertà personali e abbiano poco a che vedere con la nostra sicurezza.

Per capire cosa leghi le violenze di Tolone a burqa, niqab e burkini basta rileggersi il rapporto «Banlieue de la République» (Periferia della Repubblica) realizzato in Francia nel 2011 dallo studioso di questioni islamiche Gilles Keppel per conto dell' «Institute Montaigne». Lo studio esaminava - già allora - la trasformazione di numerose periferie francesi in «società islamiche separate» dove la «sharia» aveva soppiantato le leggi vigenti. Secondo il rapporto gli abitanti dei ghetti dominati dall'Islam radicale rifiutavano «in toto» i valori della Repubblica sostituendoli con quelli della regione musulmana. In quelle aree fuori controllo burqa e nijab sono oggi, come 5 anni fa, la norma per molte donne islamiche. Ma nel limbo giuridico di quartieri dove la polizia è stata messa al bando rientra anche il tentativo, manifestatosi a Tolone, d'estendere ai «non musulmani» le regole dell'islam radicale. In questo progetto di progressiva espansione delle regole dell'islam radicale e di marginalizzazione dello stato di diritto rientra la diffusione di burqa e nijab nelle città e del burkini sulle spiagge. Il loro ostentato utilizzo non è una manifestazione di libertà da parte delle donne islamiche, ma un esplicito progetto di conquista del territorio e d'imposizione di leggi e costumi separati. Un tentativo all'interno del quale le donne sono ridotte a semplici strumenti. Nelle «banlieue» sottratte all'autorità dello stato burqa e niqab, non previsti - a differenza del velo - da alcun testo islamico, diventano la bandiera e il simbolo di un islam radicale capace di manifestare con la loro diffusione la duplice vittoria sullo stato e su qualsiasi culto musulmano moderato. Ma la loro esibizione serve anche a evidenziare la totale cancellazione del diritto di famiglia europeo e di tutte le garanzie sulla parità uomo-donna. Emblematico il caso di Aubervilliers il quartier a nord di Parigi abitato al 70 per cento da musulmani dove, come raccontava nel 2012 Charlie Hebdo, qualsiasi «infedele» deciso a sposare una musulmana è costretto, nei fatti, a convertirsi all'islam. «Nei matrimoni misti notava l'articolo la legge del Marocco o di altre ex colonie come la Tunisia e l'Algeria o di paesi come l'Egitto prevalgono ormai su quella francese».

E chi è ancora convinto che burkini, burqa e niqab siano espressioni di libertà personali farebbe bene a leggersi il documento d'intelligence, pubblicato nel 2014 da Le Figaro, in cui si esaminava il tentativo d'introdurre la legge islamica nelle scuole delle «banlieue» a maggioranza musulmana. Tra la settantina di «segnali» caratteristici il documento indicava l'imposizione del velo nelle aree sportive, la pressione per l'introduzione di pasti rigorosamente islamici nelle mense e la preghiera clandestina in aule o corridoi. E chi pensa che la Francia sia lontana farebbe bene a riflettere su quanto avvenuto mercoledì scorso a Treviso dove l'imam marocchino Fagrouk Hmidane s'è rifiutato di giurare sulla Costituzione guadagnandosi, invece della cittadinanza italiana, un decreto d'espulsione. Il rifiuto delle leggi del paese ospitante - segnalava già nel 2011 il rapporto sulle «banlieue» - è il primo sintomo della nascita di «zone separate» sottratte all'autorità statale.

La successiva esibizione di simboli come burqa e niqab è la bandiera dell'avvenuto consolidamento dell'Islam radicale. Insomma diamo tempo al tempo e più diritti ai fanatici e la Francia diventerà, ben presto, assai vicina.

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