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Fratelli d'Italia teme l'isolamento Meloni già bussa a Palazzo Chigi

"Sono a disposizione dell'esecutivo 100 pdl già depositate"

Fratelli d'Italia teme l'isolamento Meloni già bussa a Palazzo Chigi

A bocca asciutta. Con una linea ondivaga e con un futuro politico incerto. Come guida una serie di messaggi su Facebook. Come questo: «Fratelli d'Italia mette a disposizione dell'esecutivo le oltre 100 proposte di legge depositate in Parlamento». Giorgia Meloni non vota la fiducia, ma offre al governo le sue idee, questo dopo aver mascherato il sorriso amaro battendo la mano al petto e improvvisandosi salvatrice della patria. In un video, sempre su Facebook, la leader di FdI ha rivendicato che se il governo gialloverde ha visto la luce «è stato anche e soprattutto per merito del suo partito». «Da brava patriota, quando tutti avevano gettato la spugna, ho dichiarato che era meglio un governo politico e che lo avremmo aiutato a nascere. Era un modo - spiega - per dare un elemento di novità al presidente della Repubblica. Ha funzionato».

C'è il rischio di un'autosopravvalutazione, soprattutto alla luce delle giravolte che hanno accompagnato questi 88 giorni di vuoto governativo. Insomma, se la mano della Meloni c'è, di sicuro è invisibile. Quello che si è visto invece è un cambiamento di rotta, con troppi stop and go. All'inizio del mese di maggio, dopo critiche e improperi, la Meloni entra nella prima fase dell'abboccamento di Di Maio covando la speranza di riuscire a prendere all'ultima fermata il treno di quelli che vengono definiti populisti e sovranisti. Il primo round però si rivela una bolla di sapone e così la leader di Fdi fa marcia indietro e torna a tuonare contro il governo dell'inciucio rispolverando i toni da campagna elettorale. Due giorni fa il vento cambia ancora. La Meloni annulla i suoi impegni in Puglia e si precipitata a Montecitorio. E dichiara: «Il Paese è sotto attacco in questo momento. Noi siamo stati critici sul governo Lega-M5S ma adesso siamo pronti a sostenerlo». Le voci di entrare nell'esecutivo si moltiplicano e spunta persino l'idea del ministero della Difesa da assegnarle. Anche qui, altri segnali di corteggiamento. Il deputato dei M5s Carlo Sibilia si spinge avanti: «Se si sta al contratto, la discussione è aperta a tutti e nel governo può stare anche Fratelli d'Italia». Per la Meloni è una sorta di chiamata alle armi. Ma non aveva fatto i conti con la furente base grillina, già restìa ad accettare l'accordo con Salvini. E così alla Meloni non resta altro che la soddisfazione di aver scongiurato un governo tecnico. «Mai chiesto poltrone», giura lei. Che sul veto M5s chiosa: «Va bene. Ma non mi fa ben sperare per il futuro del governo». C'è tempo per fare un po' come la volpe e l'uva insomma. «Io al governo non ci entro proprio, perché non ci rassicura, sono pessimista sulla sua durata e sulla capacità di fare le riforme che servono». Ma la decisione di astenersi sulla fiducia non fa altro che allargare il pantano.

È sempre il capitano a indicare la rotta, si dice. Ma il problema adesso è quale sia la rotta da seguire. Perché il rischio che Salvini monopolizzi la destra e che il consenso della Meloni si eroda anche in vista delle prossime elezioni europee sono molto alti.

Adesso, mai come prima, forse è arrivato il momento di trovare una nuova rotta.

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