Fu presidente dell'Inter dei record e un secondo padre dei suoi giocatori

Ieri sera nerazzurri con il lutto al braccio in finale

Fu presidente dell'Inter dei record e un secondo padre dei suoi giocatori
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Una carogna di polmonite l'ha stroncato dopo una fiera resistenza ma il destino generoso gli ha riservato una giornata suggestiva. L'addio di Ernesto Pellegrini dalla vita è avvenuto nelle ore che hanno preceduto l'arrivo della finale di Champions league a Monaco di Baviera meritando il lutto al braccio mostrato dall'Inter nell'occasione. È stato il presidente dello scudetto dei record (stagione 88-89) mai più eguagliato (58 punti in 34 partite, torneo a 18 squadre e in regime di 2 punti, domando la concorrenza del Napoli di Maradona, del Milan degli olandesi e della Samp di Mancini e Vialli). A quel trionfo ha aggiunto la coppa Uefa del 1991 (contro la Roma) e quella del 1994 e la Supercoppa d'Italia dell'89.

Undici lunghissimi anni (dal gennaio '84 al 1995) è durata la sua presidenza, protagonista di una lenta ma decisa trasformazione dalla gestione famigliare di Ivanhoe Fraizzoli alla visione moderna di impresa e all'arrivo di stranieri molto competitivi. Il biglietto da visita di Ernesto Pellegrini fu l'acquisto boom di Karl Heinz Rummenigge, la stella del Bayern e del calcio tedesco, Kalle per la curva e per i cronisti dell'epoca. Nell'intervistarlo ieri, le telecamere di Sky, lo hanno colto con i lucciconi agli occhi: «È stato un secondo padre per me». Fu Sandro Mazzola a perfezionare l'operazione prima di chiudere la sua esperienza interista, rimpiazzato poi da Franco Dal Cin e da Giacinto Facchetti. Rummenigge e Brady furono i suoi primi colpi di mercato, affidati all'allenatore Ilario Castagner, «rapito» al Milan di Farina che già viaggiava in acque finanziarie molto tempestose. Non gli consentirono di vincere subito.

Così dovette attendere l'arrivo dalla Torino bianconera di Giovanni Trapattoni per salire sul tetto del campionato. E l'impresa fece scalpore accompagnata da una battuta, attribuita all'Avvocato Agnelli ma mai confermata («Giampiero, ma è vero che il nostro cuoco ha comprato l'Inter?»). Ernesto Pellegrini, in effetti, era a capo di una azienda leader nel settore della ristorazione e delle mense che aveva realizzato col suo lavoro partendo da molto lontano.

Figlio di ortolani, nato nel dicembre del 1940 e cresciuto nel quartiere periferico Morsenchio, Ernesto si era diplomato ragioniere all'istituto Verri e iniziato a lavorare da contabile prima di scoprire l'attività inaugurata nel '65, gli anni del famoso e indimenticabile miracolo italiano. Fu il primo a introdurre, negli stadi del calcio italiano, il catering per i tifosi vip con una varietà molto apprezzata di panini: furono ribattezzati i panini di Pellegrini. Lungo la presidenza, si ritrovò a competere con un rivale dalle grandi ambizioni e dalla potenza economica notevole, Silvio Berlusconi, presidente del Milan che riuscì - qualche giorno dopo lo scudetto interista - ad alzare la coppa dei Campioni a Barcellona. I due furono puntuali rivali mai nemici però. Nei giorni di maggiore difficoltà della sua presidenza, Pellegrini ricevette dall'allora primo ministro Silvio una lettera d'incoraggiamento conclusa con «forza Inter».

Dopo aver passato le consegne del club a Massimo Moratti (complice la mediazione di Peppino Prisco, uno dei padri nobili dell'interismo), Pellegrini rimase legato ai suoi campioni del record attraverso una chat e a

puntuali inviti a cena, nella sua villa di zona San Siro, ripetuti fino a qualche mese fa.

Mercoledì pomeriggio, nella basilica di Sant'Ambrogio a Milano, ci saranno tutti i suoi ragazzi dell'89 per rendergli l'ultimo saluto.

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