Politica estera

Fuggiti oltre 100mila armeni. Baku arresta un ministro

Mentre sale a 100mila il numero dei profughi fuggiti dal Nagorno-Karabakh, la Procura generale dell'Azerbaigian annuncia l'arresto di David Babayan

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Mentre sale a 100mila il numero dei profughi fuggiti dal Nagorno-Karabakh, la Procura generale dell'Azerbaigian annuncia l'arresto di David Babayan, ex ministro degli Esteri dell'autoproclamata repubblica, che il 28 settembre ha annunciato la sua dissoluzione dopo aver capitolato alle autorità di Baku. Babayan, il quarto ex alto funzionario del Karabakh arrestato dall'Azerbaigian negli ultimi giorni, è stato arrestato venerdì ed è detenuto in un carcere del Servizio di Sicurezza dello Stato, annuncia l'Ufficio del Procuratore Generale in un comunicato.

Secondo l'agenzia Interfax, Babayan è stato arrestato con l'accusa di essere «coinvolto nel coordinamento delle attività di gruppi terroristici, con l'obiettivo di instillare inimicizia e odio nazionale». Per la procura azera, inoltre, sarebbero emersi indizi significativi che Babayan avrebbe «organizzato crimini motivati dall'odio nazionale» che hanno causato «l'uccisione e il ferimento deliberato della popolazione civile». Babayan, in particolare, sarebbe stato coinvolto nell'attacco con missili balistici sferrato il 17 ottobre 2020 contro «aree civili, insediamenti e territori smilitarizzati della città di Ganja in Azerbaigian».

Intanto più di 100mila persone di etnia armena hanno lasciato il territorio conteso del Nagorno-Karabakh ora controllato dall'Azerbaigian. A dichiararlo è stata Nazeli Baghdassarian, portavoce del premier armeno Nikol Pachinian. Secondo i dati ufficiali, prima dell'offensiva lampo di Baku, circa 120 mila armeni vivevano nell'enclave a maggioranza armena che si trova in territorio azero. L'esodo degli armeni dall'enclave separatista è cominciato questa settimana e, stando agli ultimi dati ufficiali comunicati da Erevan, la gran maggioranza dei suoi abitanti ha già lasciato il territorio. Gli appelli rivolti dall'Azerbaigian alle popolazioni locali non sembrano quindi aver sortito alcun effetto.

«Sono rimaste al massimo alcune centinaia di dipendenti pubblici fra operatori dei soccorsi, volontari e persone con esigenze speciali, che si stanno tuttora preparando a partire», ha scritto l'ex difensore civico per i diritti del Nagorno Karabakh, Artak Beglarian, chiarendo che l'informazione non è «ufficiale».

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