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Fuoco Pd-5s sui "Meloni boys". Il Cav: sostegno a Montaruli

Delmastro e Donzelli nel mirino dopo le dimissioni del sottosegretario. Berlusconi: non era obbligata a lasciare

Fuoco Pd-5s sui "Meloni boys". Il Cav: sostegno a Montaruli

La sinistra vuole la testa dei Meloni boys. Tutti: Donzelli, Delmastro e Montaruli. Nessuno escluso. Pd e Cinque stelle mettono nel mirino il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e il vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli: due fedelissimi del premier Giorgia Meloni. Il Pd vuole colpire al cuore il potere meloniano. E non si accontenta dello «scalpo Montaruli». L'ormai ex sottosegretario all'Università Augusta Montaruli ha rassegnato le dimissioni dopo la condanna, passata in giudicato, per uso improprio di fondi pubblici. Decisione sulla quale interviene Silvio Berlusconi: «Desidero esprimere vicinanza e sostegno ad Augusta Montaruli per il gesto responsabile e meritorio compiuto ieri. Non avendo alcun obbligo di dimettersi, ha dimostrato una grande e non scontata coscienza delle Istituzioni, tutelandole e proteggendole da futili e strumentali provocazioni alimentate da più parti. Sono certo che quanto accaduto non fermerà l'impegno politico ed istituzionale di Augusta, da sempre connotato da competenza, serietà e determinazione» - commenta via Instagram il cavaliere.

E intanto il video di Rainews fa chiarezza sulle polemiche esplose tra Fdi e il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè sul caso Montaruli. Il testuale di Mulè è chiaro: «Ogni decisione è rimessa a Montaruli e al suo partito di riferimento». Nessuna richiesta di dimissioni, dunque, è stata mai avanzata dall'esponente di Fi che nello stesso intervento televisivo difende Delmastro dagli attacchi delle opposizioni. Se l'incidente tra Fdi e Mulè è chiuso, il passo indietro del sottosegretario Montaruli non disarma la sinistra. Anzi carica ancor di più i fucili. I democratici, nella settimana che porta alle primarie, rialzano il tiro contro la coppia Donzelli-Delmastro. Una mossa che serve a mascherare gli scandali del Qatargate. I due sfidanti per la guida del Pd si lanciano come due «avvoltoi» sui Meloni boys. «Le dimissioni della sottosegretaria Montaruli? Mi sembrano doverose. Aspettiamo ancora quelle di Donzelli e Delmastro» attacca Elly Schlein, candidata per la guida del Pd. Stefano Bonaccini la insegue. Fratelli d'Italia prende le contromisure e spinge sulla mozione per chiedere al governo italiano la costituzione di parte civile nel procedimento penale del Qatargate. Dal proprio canto, la sinistra s'era già preparata alla guerra contro Donzelli e Delmastro, presentando la mozione di censura nei confronti dei due politici. L'accusa è arcinota: Delmastro, che al momento risulta indagato da parte della Procura di Roma, è accusato di aver fornito al collega di partito Donzelli informazioni riservate in mano al Dap sul caso Cospito, l'anarchico rinchiuso al 41 bis in sciopero della fame. Informazioni che poi il numero due del Copasir ha utilizzato nel suo intervento in Aula. Una leggerezza, forse. Nella quale si è infilata la sinistra. Il Pd nella sua guerra contro i Meloni boys trova un alleato inaspettato: Gianfranco Fini. L'ex presidente della Camera, intervistato da Lucia Annunziata, bacchetta Donzelli: «Non si confonde un'Aula con una piazza, Donzelli ha dimenticato di essere un autorevolissimo esponente del partito del presidente del Consiglio, Delmastro dopo l'invito a tenere i toni bassi dice che il Pd si inchina alla mafia.

Quell'appello vale sia per la maggioranza, sia per l'opposizione, spero che il Pd con il suo congresso scelga questa strada».

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