Garlasco, c'è un indagato Il dna trovato su Chiara è di un amico del fratello

Fece due telefonate a casa Poggi prima del delitto di Chiara. L'ombra di un complice

Garlasco, c'è un indagato Il dna trovato su Chiara è di un amico del fratello

U na bicicletta rossa, due telefonate senza spiegazione, l'ombra di un complice. E un giovane uomo che si trova indagato per omicidio volontario aggravato. Nella nuova inchiesta sulla morte di Chiara Poggi, uccisa ferocemente a Garlasco il 13 agosto di nove anni fa, un nome è già finito nel registro degli indagati della Procura di Pavia: ed è quello del giovane che le indagini difensive svolte dai legali di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per quel delitto, hanno preso di mira apertamente. Ma se davvero questa inchiesta dovesse decollare, se le ombre sollevate dai difensori di Stasi prendessero consistenza, al primo nome potrebbe aggiungersene un altro, e forse più. Fino al punto di dipingere l'uccisione di Chiara come una sorta di delitto collettivo.

Il procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, si muove intensamente in queste ore. Sa che la decisione dei suoi colleghi della Procura generale di Milano di trasmettergli per competenza i documenti dei difensori di Stasi ha un senso preciso: nessun ostruzionismo. La procura milanese resta convinta che Stasi sia l'assassino. Ma proprio per questo non vuole ostacolare la verifica di piste alternative.

Quale che sia la verità, la vecchia o la nuova, una certezza resta, ed è una certezza drammatica: Chiara venne uccisa da qualcuno che conosceva, e di cui si fidava. Dal fidanzato, secondo la sentenza della Cassazione. Da un amico di suo fratello Marco, secondo i nuovi accertamenti della difesa di Stasi. La mattina di agosto in cui aprì la porta della villa di via Pascoli, Chiara si trovò davanti un volto amico. Pochi minuti dopo era già morta, distesa in un lago di sangue sulle scale che scendono in taverna.

Il giovane uomo che oggi, a quasi dieci anni dal delitto, si trova improvvisamente al centro delle indagini è uno degli amici più stretti di Marco Poggi. Amici di paese, da sempre: stessa scuola elementare, stessa compagnia, stesso gruppo di quattro o cinque ragazzi abituati a divertirsi insieme. Se fosse lui l'assassino, i genitori di Chiara si ritroverebbero davanti ad uno choc gemello di quello di nove anni fa, quando passo dopo passo si convinsero che Alberto, il fidanzato modello che il giorno dei funerali di Chiara era seduto accanto a loro in chiesa, ne era stato in realtà il carnefice. Perché anche il nuovo sospettato era di casa nella villa di via Pascoli. Non ci sono contatti diretti tra il suo cellulare e quello di Chiara ma per due volte, nei giorni prima del delitto, il ragazzo chiama sul telefono di casa Poggi. Cercava Marco, come ha sostenuto quando fu interrogato, o cercava Chiara? E non è tutto. Di Dna maschili, sotto le unghie di Chiara, ne sono stati trovati due, diversi. Questo vuol dire che, se questa nuova pista ha un senso, i possibili colpevoli sono più di uno. L'assassino è stato aiutato, e anche il suo complice andrebbe cercato nella cerchia degli amici.

Ma ha un senso, un fondamento, tutto ciò? O è solo l'estremo tentativo di strappare Stasi ai lunghi anni di carcere che lo attendono? La Procura generale di Milano, che ha voluto e ottenuto la condanna di Stasi, continua a non avere dubbi: i rimasugli di Dna alla base delle

nuove rivelazioni sono talmente esigui da non servire a nulla; e invece restano, solide, le prove che hanno portato alla condanna di Alberto. Che un movente per uccidere Chiara lo aveva, a differenza del nuovo sospettato.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica