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"Un gattino che fa le fusa". Così Calderoli smonta Letta

Il segretario del Pd vuole "candidati con occhi di tigre". Ma il leghista lo smonta: "Un gattino che fa le fusa e china lo sguardo quando gli fregano la campanella"

"Un gattino che fa le fusa". Così Calderoli smonta Letta

Le elezioni anticipate sono state fissate per domenica 25 settembre e i partiti sono già entrati in pieno clima per la campagna elettorale. Ci sarà poco tempo per presentare i simboli e le liste, formalizzare le alleanze e convincere gli elettori italiani. Sullo sfondo però ha trovato subito spazio l'aspra dialettica tra le formazioni politiche. È il caso del botta e risposta tra Enrico Letta e Roberto Calderoli subito dopo la caduta del governo guidato da Mario Draghi.

Letta e gli "occhi di tigre"

Proprio pochi giorni fa il segretario del Partito democratico, intervenendo ai microfoni del Tg3, si è rivolto ai suoi e ha fatto sapere di voler vedere "candidati con occhi di tigre". Una citazione di Rocky e dei suoi occhi della tigre per mettere in risalto l'energia che gli esponenti del Pd dovranno mettere in campo per andare in giro in tutta Italia "a raccontare quello che è successo".

La replica di Calderoli

Alle parole di Letta ha replicato Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato in quota Lega, che non ha mandato giù il paragone con gli occhi della tigre cui Rocky Balboa sconfiggeva i suoi avversari più forti. L'esponente del Carroccio ha postato una foto del passaggio di consegne del 22 febbraio 2014 tra Enrico Letta e Matteo Renzi. In quella occasione si era registrata una certa freddezza da parte del leader del Pd, sostituito a Palazzo Chigi dal numero uno di Italia Viva.

"Guardate qui il nostro prode Enrico Rocky Balboa Letta che sfrattato dal suo amico Renzi fa proprio gli occhi da tigre. Guardate che tigre", è stata la sferzata di Calderoli. Nell'immagine si vede infatti Letta con lo sguardo rivolto a terra mentre Renzi stava tenendo il tradizionale suono della campanella: "A me per la verità sembra un gattino che fa le fusa e china lo sguardo quando gli fregano la campanella, anzi il posto a Palazzo Chigi".

Gli ostacoli per il Pd

I sondaggi premiano nettamente il centrodestra che, qualora i numeri fossero confermati, potrebbe godere di un vantaggio siderale dagli avversari. Proprio per questo motivo, fa notare Pasquale Napolitano su ilGiornale in edicola oggi, la sinistra ha già pronti i trucchetti per tentare di acciuffare un pareggio: tra liste civetta e agenda Draghi "contro i putiniani d'Italia", il fronte rosso si prepara alla solita macchina del fango contro il centrodestra.

Letta si è detto convinto che nascerà una coalizione vincente poiché il panorama politico è cambiato del tutto e ha modificato la percezione degli italiani. Ma il segretario del Pd teme di passare dal sogno del campo largo alla realtà di un campo secco o allagato. Certo, i due scenari sono l'uno l'opposto dell'altro. Ma si basano su una sensazione chiara: il rischio è di ritrovarsi isolati e senza sponde politiche o, al contrario, di immergersi in un'accozzaglia di partiti.

In entrambi casi il Partito democratico potrebbe pagare un conto salato. Nella prima ipotesi non avrebbe i numeri per essere autosufficiente; nella seconda gli elettori potrebbero voltare le spalle a un'ammucchiata di sigle politiche unite dallo scopo di battere il centrodestra. Nel segno di Draghi, contro Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia.

Ma senza una visione comune, dettata invece dall'affanno di evitare una sconfitta dolorosa.

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