
Nel giorno di Ferragosto Marah Abu Zuhri è morta per le conseguenze di una grave leucemia aggravata da malnutrizione, nemmeno due giorni dopo essere arrivata in Italia, a Pisa, da Gaza. Marah era palestinese, aveva 20 anni ed era giunta nel nostro Paese con un volo militare della 46/a Brigata aerea nell'ambito dell'operazione umanitaria del governo italiano per dare un'assistenza sanitaria maggiore a civili palestinesi vittime del conflitto. Marah accompagnata dalla madre era in gravi condizioni. Era atterrata la notte tra il 13 e il 14 agosto da un C130J dell'Aeronautica militare partito da Eilat con altri pazienti palestinesi e i loro familiari ed era arrivata allo scalo di Pisa. È stata subito portata all'ospedale di Cisanello della città toscana, e ricoverata d'urgenza nell'unità operativa di ematologia. Le sue condizioni erano apparse subito critiche: profonda malnutrizione, severo deperimento organico e quadro clinico compromesso. Nonostante i primi accertamenti e l'avvio di una terapia di supporto, nella giornata di Ferragosto la giovane ha subito una crisi respiratoria improvvisa, seguita da un arresto cardiaco. I tentativi di rianimazione sono stati inutili.
La speranza di Marah era quella di una vita normale lontano dal rumore delle bombe. La sua morte ha alimentato nuovamente le accuse nei confronti del governo israeliano e del suo leader Netanyahu. A far sentire la propria voce è stato il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che, insieme all'assessore regionale alla Salute, Simone Bezzini, ha rinnovato "con forza l'appello alla pace, chiedendo ad Israele di interrompere il genocidio in atto e alla comunità internazionale di riconoscere lo Stato di Palestina". Giani ha espresso anche "profondo dolore" unito "alla solidarietà di tutti i cittadini toscani alla famiglia". E ha poi aggiunto: "Il sistema sanitario regionale con il proprio personale, che ringrazio, sarà sempre in prima fila per garantire massimo sostegno a favore della popolazione di Gaza".
Durissimo anche il commento del co-portavoce di Avs, Angelo Bonelli: "Nel 2025 si muore ancora di fame - ha denunciato -, conseguenza diretta di un assedio e di un'occupazione illegale che usano la fame come arma di guerra. Non bastano evacuazioni simboliche: servono atti concreti. Il governo Meloni revochi subito la cooperazione militare con Israele e si assuma le proprie responsabilità di fronte a questa tragedia". Per il presidente del Consiglio regionale toscano, Antonio Mazzeo, infine, Marah "ha dovuto combattere contro l'arma più crudele: la privazione del pane, dell'acqua, del diritto alla vita. Marah non è morta di malattia. È stata uccisa dalla fame. Una fame scelta, inflitta, usata come strumento di guerra".
Finora sono stati quasi duecento i bambini arrivati in Italia da Gaza per le cure. I trattamenti sanitari salvavita sono impossibili da avere nella Striscia, dove manca tutto: cibo, acqua, medicine e dispositivi medici. Molti chiedono che la storia di Marah non cada nel silenzio.
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha commentato così: "Ora che una palestinese è morta di fame qui, a casa nostra, e mentre continuano a morirne quotidianamente nella Striscia di Gaza, si riuscirà a ritrovare un po' di umanità e, soprattutto, si potranno finalmente assumere iniziative concrete per spingere Israele a porre fine all'uso della fame come arma di guerra?"