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Genitori e istituti: "Piccoli dimenticati". E trascinano il governo davanti al Tar

L'appello al Tribunale del Lazio contro il Dpcm di Conte che vieta il ritorno in classe: "Pensiamo anche alla fascia 0-3 anni"

Genitori e istituti: "Piccoli dimenticati". E trascinano il governo davanti al Tar

Un ricorso al Tar per dire basta. Per ricordare che tra tutte le dimenticanze del governo ce n'è una che non si può proprio più accettare: quella dei bambini, lasciati agli angoli, chiusi come pacchettini in casa, nascosti come polvere sotto il tappeto.

Il 15 giugno dovrebbero aprire i centri estivi, i cosiddetti campus, ultima àncora di salvezza per genitori equilibristi tra smart working, faccende domestiche e didattica on line. Un carico di lavoro estenuante per tamponare la mancanza della scuola. Ma cosa succederà per quelli più piccoli? Per quelli nella fascia d'età che va da zero a tre anni? Di fatto nulla. Fino a settembre. Un'eternità.

Il governo non ha pensato assolutamente a niente, nessun piano, nessuna strategia, nessuna alternativa. I piccoli sono totalmente esclusi, cancellati per decreto. E allora ecco che ci pensano loro; i genitori, associazioni e scuole che giovedì scorso hanno depositato un ricorso al Tar del Lazio contro il Dpcm del 17 maggio 2020 per «fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid -19» in cui il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte sospendeva «i servizi educativi per l'infanzia e le attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni grado e ordine». L'avvocato Diana Palomba in prima linea e combattiva come sempre, è tra le richiedenti, insieme a Confapi, la Confederazione italiana delle piccole e medie imprese e il Canadian Island di Firenze, scuola paritaria. Chiedono, attraverso il ricorso, di annullare il comma che non consente la riapertura delle scuole d'infanzia.

«Se ora si ritiene sicuro far ripartire i centri estivi, perché non possono farlo nidi e scuole materne? Perché loro no?». Una discriminazione che non troverebbe giustificazioni. «La sospensione delle scuole ha avuto drammatiche ricadute sul percorso di formazione dei ragazzi e dei bambini - spiega l'avvocato Palomba - ma per i più piccoli non c'è stata neppure la possibilità di organizzare forme di attività a distanza. In ogni Paese del mondo ripartire significa farlo dalla scuola, possibile che in Italia questo concetto non passi? La sospensione ha lasciato indietro i bambini più piccoli. E ora non contenti cosa fanno? Cancellano i diritti dei piccolissimi». Basta dare un occhio al calendario per capire poi che per loro ci sarebbe ancora tempo. Per asili nido e scuole materne l'anno scolastico dovrebbe terminare il 31 luglio per i primi e alla fine di giugno per gli altri. Ci sarebbe ancora tempo eccome, tempo per ritrovare la socialità così bruscamente interrotta, un servizio da garantire alle famiglie di uno Stato civile, fanalino di coda in questa riapertura in extremis quando in moltissimi paesi europei le scuole dell'infanzia non hanno mai chiuso proprio per non discriminare le madri che lavorano e soprattutto per non gravare sui nonni, fasce estremamente a rischio per questa malattia.

Ora la parola spetta al Tar, che si dovrà pronunciare tra pochi giorni. La speranza è che il tribunale amministrativo dia nuove indicazioni in vista del prossimo decreto del 14 giugno. E che, dopo mesi di silenzio, i più piccoli vengano finalmente riammessi in società.

Anche loro come tutti.

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