Un lettore attento mi segnala: giusti i suoi rilievi critici mossi a Beppe Grillo, ma c'è dell'altro - e più importante - che spiega il disastro recente di Genova. Rino Fruttini infatti mi fa notare che la città si è espansa in modo scriteriato, negli ultimi 60 anni, creando le premesse della propria fragilità in occasione di intemperie particolarmente violente. Egli ha ragione. Ma il mio articolo di ieri non affrontava questioni tecniche, peraltro non di mia competenza; si limitava agli aspetti politici.
Cerco ora di colmare la lacuna osservando che, in effetti, come segnala il nostro Fruttini, il capoluogo ligure presenta una situazione urbanistica da brivido. Sulle colline attorno al centro è stato costruito un vespaio di edifici orrendi, condomini colossali che danno l'impressione di reggersi in piedi per miracolo, casermoni - gli uni adesi agli altri - disgustosi sotto l'aspetto estetico e minacciosi sotto quello della sicurezza. Li guardi e pensi con terrore che da un momento all'altro possano crollare provocando una sciagura. Senza contare il resto, cioè la precarietà del sistema idrogeologico visibile a occhio nudo. Agglomerati cementizi edificati nelle zone più a rischio, case tirate su alla meno peggio lungo gli argini di torrenti gonfi d'acqua, alcune addirittura a cavallo dei medesimi.
Genova, un tempo bellissima e armonica, è stata trasformata con la complicità di amministratori locali fuori di senno in un agglomerato predestinato a scoppiare e a radersi al suolo in un cumulo di macerie. Ci sarà pure qualche responsabile di un simile scempio inguardabile: sindaci, assessori, ingegneri, geometri e impresari edili. Nessuno fiata. Il mugugno e le proteste sono rivolte soltanto al solito governo, sempre ladro qualora piova e tiri vento. Si dice che la colpa sia dello Stato che ha bloccato i finanziamenti destinati ad aggiustare i guasti e a prevenire le esondazioni; e si accusano il sindaco attuale e la prefettura, si prendono di mira Tizio e Caio che non avrebbero informato preventivamente la popolazione dei pericoli incombenti, che avrebbero taciuto sui rischi che correva la città in caso di maltempo senza requie.
In questi giorni tribolati lo sport più praticato in zona è il tiro al bersaglio, un intreccio di accuse che confondono le idee degli abitanti, vittime inconsapevoli di imbecilli che nel momento della tragedia hanno evitato con cura di esporsi e si rimpallano adesso colpe indefinite.
Questa è l'Italia, questa è Genova, una metropoli in balia degli speculatori e di amministratori senza scrupoli che, interrogati nel merito dello sfacelo urbano, rispondono con un sorriso beota: non sappiamo nulla. Ma andate a morire ammazzati. Come fate a non sapere chi ha rilasciato licenze edilizie criminali, chi ha autorizzato la realizzazione di tanti obbrobriosi insediamenti, trascurando la morfologia naturale dei luoghi pedemontani?
Tutto ciò che sta in alto, dicevano i nostri vecchi, è destinato a cadere in basso. Appesantire le colline di schifezze architettoniche significa programmare sfaceli, non solo rovinare l'ambiente e renderlo minaccioso per l'incolumità dei residenti. Le cause delle calamità odierne risalgono al passato più o meno recente. Possibile che gli autori dei delitti contro la cittadinanza non siano identificabili? Tirate fuori i nomi di coloro che hanno firmato la condanna a morte di Genova e processateli, invece di prendervela col governo in carica.
Si faccia giustizia una volta per tutte. Così si scoprirà finalmente che i malfattori non sono i soliti fessi di destra, ma i bulli di sinistra che da decenni amministrano questo povero capoluogo ligure. E si capirà che le storture italiane non sono dovute alle balordaggini democristiane o berlusconiane, ma dipendono da chi ha governato il territorio - la sinistra - in spregio a qualsiasi norma civile.
Qui forse non c'entra la corruzione (e sottolineo forse), ma è un fatto che se la città è stata devastata dagli elementi naturali, qualcuno li ha agevolati nel compiere la catastrofe. Fuori i nomi e i cognomi dei pessimi personaggi che l'hanno provocata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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