Coronavirus

Gentiloni parla in tedesco Coronabond? Impossibile

Il commissario Ue spiega che Berlino non accetterà la condivisione del rischio né un Mes senza condizioni

Gentiloni parla in tedesco Coronabond? Impossibile

Una lezione di Realpolitik al governo italiano. Tema: cosa si può ottenere dall'Europa e cosa no. Oppure il segno che Paolo Gentiloni ha fatto un percorso comune ad altri connazionali a Bruxelles: da «italiano» a «europeo», secondo una terminologia utilizzata nei palazzi dell'Unione. Dove comportarsi da europeo a volte implica spiegare ai concittadini che bisogna rassegnarsi.

Il commissario agli Affari economici, intervistato da Radio Capital, ha spiegato che l'unico modo per arrivare a un accordo tra il fronte dei Paesi che chiedono più coraggio all'Europa (mai cosi ampio) e quelli su posizioni della Germania (ora messe in discussione anche in patria) è di puntare su obiettivi e strumenti condivisi nella lotta agli effetti economici del coronavirus. Il messaggio è rivolto all'esecutivo italiano più che a quello di Berlino. In sintesi Gentiloni chiede a Roma di rinunciare ai coronabond lanciati e difesi dal premier Giuseppe Conte. L'idea di emettere obbligazioni potrebbe anche passare ma quella di stampare bond «genericamente per mutualizzare il debito non verrà mai accettata». Tradotto, la Germania non cambierà idea sul più antico dei tabù: accollarsi il rischio paese degli stati del Sud.

A molti è tornato in mente il nein sugli eurobond incassato da premier ultra europeista come Mario Monti direttamente da Angela Merkel otto anni fa.

Discorso diverso se si dovesse ricorrere a un bond finalizzato a «una missione».

«Abbiamo bisogno di un nuovo strumento di garanzia per la disoccupazione - ha detto il commissario agli Affari Economici i- di un piano per il sostegno alle imprese e abbiamo bisogno che la correzione del modello di sviluppo, il green deal, non venga dimenticato».

Per finanziare questi interventi si potrebbe anche ricorrere al Mes. Ma l'uso del meccanismo europeo di stabilità è legato alle condizionalità. «Qualcuno dice condizionalità più basse ma per un intervento molto limitato, fino al 2% del Pil di ciascun Paese. Alcuni Paesi, tra cui l'Italia, considerano che non valga la pena sottoporsi a condizionalità per un obiettivo così limitato, altri dicono che senza non è possibile attingere al Mes».

Tradotto, il metodo proposto da Olanda e Germania finirebbe per favorire i Paesi più forti. Berlino potrebbe spendere circa 7,2 miliardi noi 3,5. Cifre insufficienti per entrambi. «Sinceramente non sono molto ottimista sull'esito di questa discussione, per questo sposterei la discussione su come finanziamo i nostri obiettivi», ha ammesso Gentiloni smentendo il premier Conte, ma anche la stessa Commissione che ieri ha confermato come tutti gli strumenti citati in questi giorni, compresi Mes e Coronabond, siano ancora in gioco. Tutto dipenderà dal prossimo Eurogruppo, in agenda per il 7 aprile.

La Commissione guidata da Ursula von der Leyen formulerà una proposta vaga (magri l'uso di fondi Ue) e al Consiglio toccherà fare una scelta. Probabilmente poco favorevoli all'Italia. Possibile esito, un'impasse. Per stesso Gentiloni potrebbe essere «a rischio il progetto europeo».

La dimensione della sfida la dà Paul Thomsen, responsabile per l'Europa del Fondo Monetario Internazionale secondo il quale ogni mese di chiusura dei servizi non essenziali si tradurrà in un calo del 3% del Pil annuale.

Incertezze che ieri si sono fatte sentire sullo spread Btp Bund che ha chiuso a 199. Poi sul petrolio, con il brent sceso addirittura sotto 20 dollari, a causa della guerra commerciale tra Arabia saudita e Russia. Molto meno sulle principali borse Ue che hanno chiuso in positivo. Milano ha segnato un rialzo dello 0,30% a 16.

872 punti, Londra dell'1,17%, Francoforte dell'1,90%.

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