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Ghislaine, la dama nera che fa tremare gli Usa con la sua lista di nomi

Figlia di un ricco editore, fece fortuna a New York con il compagno-faccendiere. Poi lo scandalo

Ghislaine, la dama nera che fa tremare gli Usa con la sua lista di nomi

Quando venne al mondo, ultima di nove figli, suo fratello Michael era appena entrato in coma, vittima di un incidente stradale da cui non si riprese mai. Un segno del destino: forse così si spiega il rapporto speciale che Robert Maxwell, milionario uomo d'affari assai discutibile e padre-padrone, ebbe con l'ultimogenita Ghislaine. Una figlia adorata, viziata, plagiata: la stessa donna che oggi è al centro della scena internazionale per quello che potrebbe raccontare sui presunti sodali di Jeffrey Epstein, morto suicida (o forse ammazzato) in carcere con la vergognosa accusa di sfruttamento della prostituzione minorile e violenza sessuale.

Ghislaine sta scontando 20 anni di reclusione, colpevole secondo i giudici di aver adescato con l'inganno le minorenni per il suo compagno e di avere anche partecipato agli incontri con le ragazzine. Lei ha sempre rifiutato ogni addebito, ma è innegabile che per almeno dieci anni, dal 1994 al 2004, sia stata l'amante-tuttofare di Epstein e abbia frequentato i sui peggiori amici. Basta e avanza per renderla oggi una testimone oltremodo appetibile, l'unica in grado di rivelare cosa ci sia nei maledetti "Epstein files" che l'amministrazione Trump non ha voluto divulgare e per i quali gli Stati Uniti stanno ora con il fiato sospeso. Quali pesci grossi sono stati clienti di Epstein, l'orco delle ragazzine?

La Commissione Giustizia della Camera ascolterà presto Ghislaine Maxwell: c'è una trattativa in corso con i suoi avvocati per stabilire la data. Oltre al Congresso, a pretendere trasparenza è lo stesso movimento Maga, lo zoccolo duro e puro degli elettori repubblicani. I pubblici ministeri ritengono che sia Ghislaine la chiave per capire cosa è accaduto esattamente e chi vi ha partecipato: in cambio di una testimonianza dirimente, la donna potrebbe chiedere una riduzione di pena, o addirittura la grazia al presidente Trump.

Ma chi è veramente la dama nera Ghislaine Maxwell? La sua storia personale è sempre rimasta misteriosa, come quella di suo padre, che per primo ha segnato il suo destino oscuro. Papà Robert era un ebreo cecoslovacco senza un soldo sfuggito all'olocausto. Sembra che durante la seconda guerra mondiale abbia agito come spia, destreggiandosi in un doppio gioco fra israeliani e russi. Fatto sta che cambiò nome, da Jan Ludwich Hoch si fece appunto Robert Maxwell, riparò in Inghilterra e iniziò un'ambiziosa quanto spregiudicata scalata verso il successo: il suo pallino era il mondo dell'editoria. Negli anni Sessanta divenne il re dei tabloid scandalistici acquistando il gruppo Mirror, una potenza: Maxwell non era solo ricco, si era trasformato in un uomo da temere. Gli imprenditori e i politici facevano a gara per ingraziarselo, così da non finire triturati dai suoi quotidiani.

Ghislaine nacque in una famiglia plurimilionaria: con i fratelli abitava a Oxford, frequentava con ottimi voti le scuole migliori, si spostava con l'autista. Era bella e intelligente, prese il brevetto di pilota e quello da sub. Ed era la cocca di papà: Robert la volle accanto a sé anche sul lavoro, le affidò la gestione dell'ultimo giornale acquisito, il New York Daily News e chiamò come lei il suo mega yacht da 50 metri. Fu proprio da quell'imbarcazione, nel 1991, che il magnate dell'editoria cadde in mare, alle Canarie, e morì. Dissero che era stato un incidente, poi un suicidio, ma la famiglia non ci ha mai creduto: venne aperta un'indagine e si scoprì che il vecchio Robert era scappato con la cassa, la bellezza di 480 milioni, tutti i fondi pensione dei dipendenti del Mirror Group. Una brutta storia, pessima per quella figlia adorata, che si trovò senza padre, senza lavoro e (quasi) senza soldi: iniziò così la seconda vita di Ghislaine, che qualcosa dell'intraprendenza di Robert doveva aver preso perché di lì a poco divenne una delle figure più corteggiate di New York.

Nella Grande Mela arrivò in Concorde, alla faccia dei dipendenti truffati, decisa a tentare la sorte: e la sua aveva le fattezze di un faccendiere amico del padre, diventato milionario negli Stati Uniti gestendo (e rubando) fortune altrui. Si chiamava Jeffrey Epstein.

Si fidanzarono, diventarono la coppia più invidiata e più invitata di Manhattan, lui senza scrupoli, lei brillante. Una giornalista di Vanity Fair Usa descrisse Ghislaine come "la persona più interessante, più vivace, più insolita in qualsiasi stanza". Viaggi, feste, aerei privati, amici che più altolocati non si può: la vita della Maxwell tornò magnifica come ai bei tempi. Durante i sette anni di fidanzamento, fu lei a introdurre Jeffrey a tutti i suoi amici che contavano, addirittura al principe Andrea d'Inghilterra, che ricambiò ospitandola nella tenuta di Sandringham. Quando scoppiò lo scandalo, però, molti si affrettarono a prendere le distanze da quella dama nera: si seppe che era l'oscura Ghislaine ad assoldare per Epstein e per il suo giro di viziosi giovanissime prede e che aveva continuato a farlo anche quando non erano più amanti, ma diabolici compagni.

Nel 2008 il suo ex fidanzato fu arrestato con l'accusa tremenda di aver abusato di 36 ragazzine quattordicenni: rischiava fino a 45 anni di galera. Grazie a uno stuolo di avvocati, e a un vergognoso patteggiamento, il faccendiere confessò "soltanto" di avere procurato alcune minorenni per certi politici e dopo 13 mesi tornò libero. Ma il lupo non perse il vizio: nel 2019 fu incarcerato di nuovo, con accuse se possibile peggiori. In attesa del processo, Epstein si impiccò in cella con le lenzuola, o forse "fu impiccato" per metterlo a tacere.

E Ghislaine? Le sue tracce si erano perse già da qualche anno: lo scandalo sessuale aveva travolto anche lei, che era però riuscita a squagliarsela dopo aver pagato un risarcimento milionario. Una giovane donna, Virginia Giuffrè, aveva sganciato una bomba dalle conseguenze immani. Accusò il principe Andrea di avere fatto sesso con lei quando aveva solo 17 anni e disse che la Maxwell l'aveva reclutata con l'inganno per infilarla nel letto di Epstein. Secondo il Dipartimento di Giustizia americano, Ghislaine si sarebbe anche spogliata di fronte alle vittime per "normalizzare" e "facilitare" le violenze. Una garante dell'orrore.

Virginia raccontò l'inimmaginabile: Epstein l'avrebbe trattenuta come schiava sessuale per ben tre anni. A costringerla a seguirlo fin nei Caraibi era la sua anima nera Maxwell, la quale organizzava anche le trasferte degli illustri compagni di viaggio: tutti imbarcati sull'aereo Lolita Express. Ci sono fotografie del principe Andrea con la sua accusatrice e di Bill Clinton sulla scaletta del Lolita: il resto lo sa Ghislaine, che oggi, dieci anni dopo, avrebbe già fatto riservatamente i nomi di cento clienti di Epstein a Todd Blanche, vice procuratore generale degli Stati Uniti ed ex legale di Trump, che si è precipitato ad ascoltarla.

Una mattina di luglio del 2020 due elicotteri sorvolarono una tenuta nel New Hampshire, dove sorgeva una villa milionaria con sette stanze da letto. Quindici agenti fecero irruzione nella proprietà e sfondarono la porta della villa: seduta tranquillamente sul divano trovarono la Maxwell, che si lasciò arrestare come se niente fosse. L'avevano cercata per anni. Una coincidenza (forse): la tenuta si chiamava Tuck Away, che significa Nascondere.

Ghislaine, la protetta di

Epstein, condannata a 20 anni, pochi giorni fa è stata trasferita nel carcere "di minima sicurezza", avete letto bene, di Camp Bryan, in Texas. Chissà se ripeterà mai quei cento nomi bollenti davanti alla Commissione Giustizia.

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