È già "libero" il pirata rom assassino

Il nomade diciassettenne, sposato e anche padre, è stato affidato dal giudice alla custodia della famiglia

È già "libero" il pirata rom assassino

Teniamo tutti famiglia. E la tiene anche il diciassettenne rom di Treviso che l'altro giorno ha investito e ucciso a Roma Luciano Zarlenga, benzinaio 52enne che si stava facendo un giro in bicicletta. Lo ha travolto con una Honda Jazz nera e poi, senza che nemmeno gli passasse per la testa di fermarsi a soccorrerlo, ha premuto sull'acceleratore e lo ha lasciato agonizzante sulla strada.

Per la verità questo minorenne, già beccato altre volte a guidare senza patente, di famiglie ne ha già due. Quella rom di origine, a Treviso, e quella nuova che sta tentando di costruirsi nella capitale con la sua compagna, pure minorenne, da cui ha già avuto un figlio. Dopo un giorno che i carabinieri gli stavano dando la caccia, l'omicida stradale, per usare un termine caro ai deputati che hanno appena dato il via libera alla Camera alla legge ad hoc che prevede pene severissime per chi si macchia di questo reato, si è consegnato nella caserma di Treviso e, in cambio di questo gesto di «buona volontà» è stato riaffidato, indovinate un po'?, alla famiglia.

Tutte le leggi, tutti i commi, tutte le disposizioni sono state rispettate, nessuno ha motivo di dubitarlo. Resta la sorpresa, e la rabbia dei familiari del benzinaio che invocavano giustizia dopo aver provato tanto dolore, di vedere un pirata della strada dormire tranquillamente nel suo letto a 48 ore dal suo gesto criminale.

«È stato un tragico incidente – ha spiegato il suo legale, Francesco Murgia -. Il ragazzo si è fatto prestare l'auto mentendo sull'età e poi si è trovato davanti il ciclista che veniva dalla discesa: non ha potuto evitarlo. Lui ha assicurato che non aveva assunto né alcol né droga e, comunque, si è reso disponibile a tutti gli accertamenti del caso». Una versione che sarebbe stata certamente plausibile e verificabile se il 17enne si fosse fermato. Invece, dopo aver travolto Zarlenga, ha fatto perdere le proprie tracce. E quando ormai il cerchio delle forze dell'ordine si stava stringendo, il nomade si è costituito dopo essere tornato alla casa madre, a Treviso. «Era sotto choc e solo per questo non ha prestato soccorso. Non capiva più niente, tanto che ha abbandonato l'auto per poi raggiungere a piedi la stazione, prendere un treno e tornare a Treviso. Ha 17 anni e solo adesso si è reso conto della gravità di quello che è successo ed è profondamente pentito». Peccato che il giovane rom a quanto pare sia un reprobo: sembra che fosse già stato sorpreso a guidare nonostante, proprio per via dell'età, non possa avere la patente.

Stavolta che ha ucciso, dopo essersi costituito ed aver confessato ai carabinieri quello che aveva combinato, il ragazzo è comunque uscito dalla caserma senza manette per essere riaffidato alla famiglia che così bene lo ha educato. «So' ragazzi», direbbero a Roma. E, appunto, tengono famiglia.

Peccato che a Roma tenesse famiglia anche il povero Zarlenga. L'ultimo tragico giovedì pomeriggio stava tornando a casa dopo un bel giro in bici. Mancavano poche pedalate, due isolati, e avrebbe riabbracciato la moglie e le due figlie di 14 e 19 anni.

Non è andata così. Elsa, la madre della vittima, non sa darsi pace. «Ce l'ha portato via un pirata della strada – aveva detto in lacrime poco dopo aver avuto la tragica notizia -. Chi investe e poi scappa senza fermarsi a dare aiuto è una piaga grave.

Spero che stavolta qualcuno abbia visto e che si faccia avanti», aveva implorato. Teneva una bella famiglia, Luciano Zarlenga, che però ora non si dà pace sapendo che l'altra sera chi lo ha ucciso è tornato a casa. Quasi come nulla fosse successo.

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