Il giallo del suicidio di Miss America. Un volo dal grattacielo pieno di misteri

Nel 2019 il titolo di "più bella degli Usa". Ma anche avvocato, atleta e personaggio-tv. I dubbi degli amici: "Gesto inspiegabile"

Il giallo del suicidio di Miss America. Un volo dal grattacielo pieno di misteri

Il corpo di Cheslie è coperto da un lenzuolo celeste. «Era il suo colore preferito», racconta una sua amica ai poliziotti.

Ma non è questo ciò che gli agenti vogliono sapere da lei. La domanda-chiave è un'altra: perché una donna piena di bellezza e successo ha deciso di buttarsi dal 29° piano?

Tutto farebbe pensare al suicidio. Lei che alle 7.30 viene vista sporgersi dal terrazzo; lei che lascia su Instagram una sua foto accompagnata da un messaggio d'addio («Possa questo giorno portarvi riposo e pace»); lei che «negli ultimi tempi si era fatta taciturna».

Ma possono bastare tre pennellate scure per dipingere un quadro a tinte fosche? Chi conosceva Cheslie Kryst, 30 anni, Miss America nel 2019, giura che il suo ritratto era ravvivato da sfumature ben più brillanti. E se il successo ha dei colori di riferimento, quei colori Cheslie li aveva tutti: dal rosso della toga con cui si era laureata in Giurisprudenza, al bianco del costume da velocista; dal verde dell'abito lungo scelto per condurre il suo programma in tv, al fucsia della linea di costumi da bagno portati in passerella. Un arcobaleno di emozioni per una donna che era anche avvocato di grido, campionessa di atleta, famosa conduttrice e ammirata top model. Quattro sogni realizzati in pieno, che diventano cinque se aggiungiamo la corona di Miss Usa conquistata nel concorso tre anni fa.

Allora ecco tornare quella domanda scomoda: perché Cheslie - ricca e celebre - ha deciso di farla finita? I familiari non vogliono sentir parlare di «istigazione al suicidio».

Eppure c'è qualcosa che non quadra. La polizia di New York sta interrogando amici, parenti e colleghi di lavoro della vittima. Testimonianze non univoche, ma che concordano su un punto: «Cheslie era solo un po' depressa, ma non desiderava morire».

Qual era il motivo della crisi? Il mistero è celato sotto quel lenzuolo celeste che la luce dell'alba fa virare di uno strano riflesso, lì sul marciapiede della 42esima strada, ai piedi dell'Orion Building, nel cuore di Manhattan.

Un film dal finale buio, con protagonista una «creatura piena di luce», come la definisce la mamma di Cheslie. A lei la figlia ha lasciato l'intero patrimonio, e a loro - forse - era pure indirizzato l'enigmatico post lasciato da Kryst. Un addio non immediatamente decodificabile, intriso invece di gocce dalla consistenza oleosa: parole che si appiccicano alla pelle e faticano a venir via.

«Con devastante dolore, condividiamo la morte della nostra amata Cheslie - ha dichiarato la famiglia in un comunicato diffuso dalla Cnn -. Il suo esempio di forza e bellezza ha ispirato gli altri in tutto il mondo. Si è preoccupata, ha amato, ha riso e ha brillato». Finché poi è arrivata la maledetta «crisi», che qualcuno sospetta scatenata da un «malevolo referto medico».

Voci. Illazioni. L'unica verità è che il suicidio è un demone senza verità.

Oltre alla passione per lo spettacolo, la legge e le battaglie sociali, Kryst aveva anche lavorato come corrispondente per il sito di notizie di intrattenimento ExtraTV, emittente votata all'infotainment e nella quale svolge un ruolo di primo piano anche Billy Bush, un cugino dell'ex presidente degli

Stati Uniti, George W. Bush. «Non era solo bella, era una persona splendida - ha detto un funzionario di polizia citato dal Washington Post -. Era un avvocato, aveva una vita che tutti le avrebbero invidiato. È così triste».

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