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Giorgetti, mossa pro-family. Meno tasse per chi ha figli

La misura costerebbe 5-6 miliardi. Tra le ipotesi di lavoro l'aumento delle detrazioni per le spese legate a scuola, università e trasporti

Giorgetti, mossa pro-family. Meno tasse per chi ha figli
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Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, intende intervenire con la leva fiscale per sostenere le politiche a favore della natalità. Dopo il primo tentativo, in concomitanza con la presentazione del Def 2023 l'anno scorso, il titolare del Tesoro intende arricchire la sessione di bilancio con alcune ipotesi di lavoro per alleviare il carico fiscale delle famiglie con più figli (quindi almeno due) e una spesa che dovrebbe essere contenuta tra i 5 e i 6 miliardi e, soprattutto, interamente autofinanziata da una conseguente rimodulazione degli sconti fiscali considerato che la legge di Bilancio non prevede deficit.

Come si articolerebbe un'eventuale proposta del ministro dell'Economia? Secondo quanto riferito dal Foglio, che ha fornito l'anticipazione, si tratterebbe di un «quoziente familiare per le detrazioni», ossia maggiore il numero di figli maggiori gli sconti a prescindere dal reddito. Quali sarebbero le aree di intervento? Sostanzialmente si potrebbero aumentare le sogli delle detrazioni per la scuola (ad esempio, innalzando il limite di 800 euro con detrazioni fino al 19%) o per gli affitti universitari (19% fino a un massimo di 2.633 euro), quelle per lo sport, per l'università e per l'abbonamento ai mezzi pubblici. Questa soluzione riduce l'imponibile e, quindi, le tasse. Non è escluso che si possa lavorare, in alternativa o in aggiunta rispetto a questa riforma, a una modifica delle franchigie, cioè le soglie di esclusione da un determinato beneficio fiscale (la più famosa è diventata quella che stoppa gli sconti per l'accorpamento delle aliquote Irpef sopra i 50mila euro di reddito).

Poiché si tratta di ipotesi di lavoro, è prematuro affermare che il finanziamento di queste misure potrebbe ricadere sui single o sulle coppie senza figli. C'è già una base di partenza sulla quale lavorare: l'Ufficio parlamentare di bilancio ha catalogato 625 voci di spesa fiscale per un ammontare complessivo di 105 miliardi di euro. Il ministro Giorgetti e la premier Meloni hanno più volte dichiarato di voler terminare la stagione dei bonus a pioggia e di concentrare le uscite su capitoli di reale importanza come il sostegno al reddito delle fasce più deboli e l'aiuto alle imprese che intendono assumere. Anche la famiglia rientra tra le priorità della maggioranza e il sostegno alla natalità rientrava tra i punti qualificanti del programma elettorale 2022. Aumentare il numero di nuovi nati è fondamentale per evitare il dissesto del sistema previdenziale giacché i pensionati si accingono a superare in numero i lavoratori.

Intanto, il ministero dell'Economia ha confermato che il Piano strutturale di bilancio verrà discusso dal governo in Consiglio dei ministri martedì 17 settembre ma il testo approderà all'esame del Parlamento solo la prima settimana di ottobre, dopo la rilevazione dell'Istat sui conti economici nazionali del 2023, in calendario il 23 settembre. Il report potrebbe contenere dati capaci di incidere sulla revisione della stima del Pil. Ecco perché il governo ha deciso di prendersi qualche giorno in più rispetto alla scadenza fissata dalla Ue al 20 settembre.

Anche per consentire alle Camere, come ha specificato il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, «un dibattito non forzato, non compresso». La cautela è d'obbligo: una volta pubblicato e vidimato da Bruxelles, il Psb non prevede deroghe né sui piani di riforma né su quelli di rientro del deficit.

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