Giorgia in Usa: la destra entra alla Casa Bianca

Elogio del "Washington Post" per la visita della premier. Niente strappi netti con la Cina

Giorgia in Usa: la destra entra alla Casa Bianca
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Giorgia Meloni è una «mosca bianca» ed entra a pieno diritto nel «ristretto club» dei «leader politici di destra invitati alla Casa Bianca da Joe Biden», che non ha voluto concedere questo onore a personaggi come il brasiliano Bolsonaro o l'ungherese Orban. Con questo «omaggio» del Washington Post, possibilmente il quotidiano Usa più vicino all'Amministrazione democratica, che la premier italiana è atterrata a Washington, in vista del faccia a faccia con il presidente Usa. Un atteggiamento, quello di Meloni, di «equilibrio» tra le politiche attuate in patria e le posizioni filo-atlantiste sul piano internazionale, che secondo il Post le consente di «forgiare la politica europea» e «porsi come un modello per la destra globale». Quanto scritto dal giornale di riferimento (insieme al New York Times) dei liberal americani è indicativo dell'atteggiamento ormai consolidato nell'Amministrazione Usa nei confronti di Meloni e del governo italiano. Nel bilaterale Biden-Meloni, in programma nel pomeriggio di giovedì, dopo una vista a Capitol Hill e incontri bipartisan con i leader del Congresso, al di là dei temi classici nelle relazioni tra Usa e Italia e di quelli, come la guerra in Ucraina, imposti dalla cronaca internazionale, si parlerà molto di Africa. La premier è arrivata Washigton reduce dalla Conferenza di Roma sulla migrazione e lo sviluppo, dopo il Vertice Fao e dopo l'Accordo Ue-Tunisia. Tre tappe che le consentiranno di illustrare a Biden la strategia italiana verso il Mediterraneo e l'Africa, il Piano Mattei, facendo leva sul rinnovato interesse di Washington per la regione, dove l'instabilità finisce per favorire la penetrazione russa e cinese. Tutti temi che saranno anche al centro della prossima Presidenza italiana del G7.

Altro argomento al centro del colloquio sarà proprio la Cina, con l'incombente decisione, per Roma, di rinnovare o meno il Memorandum sulla Via della Seta siglato nel 2019. Fonti diplomatiche, nell'anticipare l'atteggiamento che Meloni avrà con Biden riguardo alla questione dei rapporti con Pechino usano una formulazione cauta: la Cina è un interlocutore «imprescindibile» nelle relazioni internazionali e l'Italia intende perseguire un rapporto «equilibrato e di dialogo responsabile». «Sarà l'Italia a decidere se e quando lasciare la Via della Seta» ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale John Kirby, in un briefing in vista dell'incontro.

Nessuno «strappo» netto con Pechino quindi, ma nemmeno il «caloroso abbraccio» che fu all'epoca deciso da Giuseppe Conte e Luigi Di Maio.

In fondo quello che vuole Washington, preoccupata che l'Occidente si affranchi dalle catene di approvvigionamento strategiche controllate da Pechino e che la Cina non acceda a tecnologie sensibili da usare in campo militare, ma consapevole della necessità di mantenere allo stesso tempo vivi i rapporti commerciali col gigante asiatico.

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