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È il giorno del giudizio per Macron e Le Pen (all'ombra di Mélenchon)

Il presidente cerca il bis e punta sull'ecologia, Marine sulle periferie. Decide l'estrema sinistra

È il giorno del giudizio per Macron e Le Pen (all'ombra di Mélenchon)

Cosa succederà nella Francia frastornata da un ballottaggio-fotocopia lo decideranno oggi 48,7 milioni di francesi; molti dei quali vedono all'orizzonte una scelta tra «peste o colera». I due finalisti hanno le medesime facce del 2017: quelle di Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Ma non sono più gli stessi. Il primo ha perso lo smalto della novità che ha rappresentato il suo movimento En Marche, lanciato sei anni fa; ha fatto imbestialire migliaia di francesi con proposte che in nome della transizione verde perdevano di vista le esigenze dei territori (convinti nel 2017 a suon di 44 comizi all'americana in 169 giorni). Allora, non solo lustrini e tecnocrati: idee ed energie da vendere, società civile. Poi un governo che attingeva perlopiù alla sinistra, via via ritoccato fino a far pendere la bilancia più verso il centrodestra.

Il presidente ha ufficializzato la corsa al bis solo il 3 marzo, privilegiando le responsabilità dell'Eliseo. Negli ultimi giorni ha provato a correre ai ripari tappezzando il suo programma di aggiunte, rivisitazioni, posizioni ondivaghe; come sulla pensione a 65 anni. È un irrisolto programma 2017, con aggiustamenti che strizzano l'occhio all'ecologia; e soprattutto alla Francia periferica, anche se Macron sostiene che non esistono entità «opposte» (la «Francia delle grandi città», quella «rurale», delle «banlieue e dei quartieri popolari»), ché l'Esagono «è un blocco», incastonato nel cuore dell'Europa, indivisibile e solo da «riunire»; tenendo però i conti a posto e tornando a produrre, seminare, allevare bestiame, in una Francia sempre più autosufficiente.

Dall'altro lato c'è il programma lepenista, riveduto e corretto, cucito sui tempi che corrono: quelli del potere d'acquisto che, nonostante sia cresciuto di oltre un punto, ha l'inflazione ad alterare la vita, più cara, dai beni di prima necessità all'energia, ai carburanti, alle connessioni Internet e ai pc, senza i quali chi vive in periferia si sente tagliato fuori. E lo è, ma la colpa è di chi? Di Bruxelles? Di Macron? Della guerra in Ucraina? Disinnescare il populismo latente è un'impresa anche per una Marine più istituzionale, dal volto «di governo», diviso in pixel: visualizzati tutti insieme la fanno sembrare un'altra, ma ha sempre quel retroterra culturale un po' unfit; peggio, una potenziale minaccia, «candidata di un clan», secondo Macron, e quasi una Quinta colonna di Mosca; oltre che marchiata come «estrema» destra.

Si incrociano le dita, dell'uno e dell'altra; sperando che l'astensione, stimata al 25-30%, non consegni una vittoria dimezzata. «Tutto sta nell'elettorato di Mélenchon», taglia corto il direttore dell'Ifop, Frédéric Dabi. Si preparano le feste. Campo di Marte per Macron, e 90 mila persone attese con vista Tour Eiffel (meteo permettendo); 13 pullman lepenisti pronti invece ad attraversare e tingere la Ville Lumière di «BleuMarine», con gran parata a Bastille, République, Arco di Trionfo e finale in un luogo a sorpresa.

Il silenzio elettorale ha messo fine alla pioggia di sondaggi caduta come grandine sui francesi. Sempre in vantaggio Macron, di sei, dieci, fino a 11 punti. E via, ciononostante, a dire che ancora nulla è deciso, che bisogna attivare i militanti per trascinare alle urne i giovani; quelli che hanno votato socialisti ed estrema sinistra, ecologisti e indecisi. «Se Macron sarà rieletto ci sarà il caos», l'ultimo grido BleuMarine, che accusa i macroniani di fake news sul fatto che lei voglia uscire dall'accordo di Parigi sul clima.

La forbice non è ampia come 5 anni fa (55-57%/43-45%). I lepenisti sperano nella rimonta, nei milioni che non sono andati a votare al 1° turno, che tendenzialmente penalizzano Le Pen col loro starsene a casa. Tra «peste e colera», il refrain torna nei bar, nelle cene di famiglia, dove c'è sempre chi vuol votare, contrapposto a chi è stufo di promesse disattese o rimodellate secondo convenienza.

Scegliere scheda bianca è l'altra tentazione.

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