
Se un ministro della Repubblica parla in Senato, dai banchi del governo, presentando una informativa su richiesta urgente di numerosi parlamentari, sta parlando in veste di privato cittadino o nel suo mandato istituzionale? È questo l'interrogativo sollevato dalla decisione del giudice romano Alfonso Sabella che ha disposto di tenere sotto processo Daniela Santanchè (foto), imputata di diffamazione ai danni di un piccolo azionista delle sue società, Giuseppe Zeno, che l'aveva querelata per un suo intervento a Palazzo Madama. Ma l'articolo 68 della Costituzione dice testualmente che «i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni». E allora?
È la domanda che si è posto leggendo le cronache anche Enrico Costa, deputato di Forza Italia e ex sottosegretario alla Giustizia, che dopo avere analizzato la vicenda dice: «Per la decisione del giudice Sabella mi viene in mente una sola definizione: sorprendente». Se Sabella si fosse convinto che il ministro aveva effettivamente diffamato Zeno, la strada maestra sarebbe stata sospendere tutto e rivolgersi alla Giunta per le autorizzazioni del Senato, e chiedere se riteneva l'intervento della Santanchè nell'aula di Palazzo Madama coperto dall'immunità parlamentare. Invece il giudice ha mandato avanti il processo come se l'articolo 68 non si applicasse.
Ieri Sabella, alla richiesta di spiegare la sua decisione, risponde secco «piuttosto mi faccio tagliare una mano, un giudice non fa interviste sui suoi provvedimenti». È vero che il fascicolo sulla Santanchè era uno dei tanti casi in agenda di una cosiddetta «udienza predibattimentale», prevista dalla riforma Cartabia, e destinata a sfoltire il lavoro, scartando i casi chiaramente non destinati a sfociare in condanna; e Sabella conferma di avere dichiarato in aula che «l'udienza predibattimentale non serve a niente». «Ma mi riferivo a tutti i fascicoli, e non al caso specifico Santanchè».
E adesso cosa accade? La Santanchè sembra intenzionata ad affrontare il processo dimostrando in quella sede di avere descritto Zeno solo sulla base di dati di fatto, «è un finanziere di Torre del Greco trasferito alle Bahamas», «ha cercato di costringermi ad accordi per me inaccettabili», e via di questo passo.
Ma a impugnare la decisione del giudice Sabella potrebbe essere direttamente il Senato, rivolgendosi alla Corte Costituzionale con un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato: perchè, spiega Enrico Costa, «l'articolo 68 non tutela il singolo parlamentare ma il Parlamento in quanto tale».