«Non siamo pregiudizialmente contrari e valuteremo caso per caso sia i provvedimenti economici che quelli sulla giustizia. Li valuteremo quando li vedremo, dato che siamo ancora alla politica delle slide ». È un Silvio Berlusconi piuttosto scettico quello che ragiona sullo Sblocca Italia e sulla riforma del processo civile e penale di cui si è discusso nel Consiglio dei ministri di ieri. L'ex premier pubblicamente preferisce non parlare, perché ripete in privato ancora non abbiamo visto i testi dei provvedimenti e «non sarebbe serio». Detto questo, ragiona con chi ha occasione di sentirlo al telefono, il timore è che il governo sia ancora «fermo alla politica degli annunci», con i famosi cento giorni che ora sono diventati mille e senza che, passati quasi duecento giorni dall'insediamento dell'esecutivo, si siano visti risultati concreti.
Secondo Berlusconi, infatti, la situazione italiana resta critica, sul fronte economico in particolare. La condizione in cui versa il Paese e la finanza pubblica, ripeteva il leader di Forza Italia giovedì durante una riunione ad Arcore, «non tollera più esitazioni o incertezze». È necessario, insomma, «passare dagli annunci ai fatti altrimenti l'Italia non riparte». Anche perché «il rischio di una manovra correttiva in autunno è ancora concreto».
Pur non prendendo pubblicamente posizione, dunque, l'ex premier non è per nulla ottimista. Preferisce però prendere tempo Berlusconi, per non favorire i venti di crisi con un'opposizione «gridata» o «ideologica». In un momento come questo, insomma, è necessario un «approccio responsabile» anche se, certo, «l'esecutivo non sembra aver ancora imboccato la strada giusta».
Non è un caso che molti dei big di Forza Italia non nascondano le loro perplessità sui provvedimenti varati ieri. Durissimo come sempre è Renato Brunetta, che ai microfoni di SkyTg24 parla di «situazione sull'orlo del baratro» e considera lo Sblocca Italia un «pannicello caldo», «inutile» e «vuoto». Dal quadro che emerge, dunque, il capogruppo di Forza Italia alla Camera si aspetta solo «conseguenze negative»: «L'apertura di una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese, la necessità di una manovra correttiva a ottobre tra 25 e 30 miliardi, nuovi richiami da parte della Banca centrale europea».
Molto perplessa anche Mariastella Gelmini che si schiera con il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi quando «denuncia il persistere di una diffusa cultura anti-impresa colpita da raffiche di tasse e chiamata a pagare il conto per tutti». «Senza un grande travaso di risorse dallo Stato alle imprese e alle famiglie dice il vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera - il Pil sarà negativo per il terzo anno consecutivo, con ciò complicando ulteriormente le politiche fiscali del governo». E aggiunge: «Noi siamo pronti a fare la nostra parte in Parlamento, ma tocca al governo indicare una rotta senza le improvvisazioni fin qui viste». Per Gianfranco Rotondi, invece, Renzi ormai «sa che il tempo non lavora per lui e fabbrica spot a rapido incasso». «Il premier dice il deputato azzurro mette molta carne al fuoco perché prepara l'arrosto della legislatura.
L'abilità di Berlusconi sta nel non concedere al premier alibi per elezioni che dovrà intestare tutte alla sua volontà». Piuttosto tranchant il presidente della commissione Finanze Daniele Capezzone. Che scrive su Twitter: «L' Economist ha commesso un errore: quello di Renzi non è gelato, ma panna montata #chiacchiereepannamontata».