Politica

"La giustizia si può riformare solo a colpi di referendum"

Il radicale: ai politici purtroppo manca il coraggio

"La giustizia si può riformare solo a colpi di referendum"

«Per Pannella la partitocrazia impediva ai cittadini di farsi classe dirigente. Nella magistratura la correntocrazia impedisce al singolo magistrato estraneo al sistema di porsi sullo stesso piano del magistrato che ne fa parte». Il responsabile della commissione Giustizia del partito Radicale, Giuseppe Rossodivita, riassume così la grande distorsione del sistema giustizia, sul quale l'organismo (composto da 110 avvocati iscritti al partito, tra gli altri anche Tullio Padovani, e che conta sulla collaborazione di Palamara) sta per far uscire un «libro giallo». «Sarà un libro di denuncia continua Rossodivita - sulle condizioni in cui versa la giustizia italiana. Se e quando la pandemia lo consentirà, faremo un tour di presentazione per sensibilizzare l'opinione pubblica, che proprio grazie al libro di Sallusti e Palamara si è avvicinata a un tema ostico e poco conosciuto. In buona parte a causa della disinformazione determinata dalla collusione di parte della stampa con le procure. Per questo il libro Il Sistema, pur raccontando cose che gli addetti ai lavori conoscevano già, ha il grande valore aggiunto di aver reso queste dinamiche leggibili, raccontando cose complicate in modo semplice per tutti. E quel libro per noi è anche uno strumento di lotta politica».

Da esplicitare in che modo?

«Vorremmo, anche dialogando con altre forze politiche, arrivare a una stagione referendaria. La politica ha dimostrato di non sapere o di non volere prendere il toro per le corna, quindi la giustizia in Italia si può riformare solo a colpi di referendum: magari non otterremo i migliori risultati possibili, ma daremo la possibilità alla gente di far sentire la propria voce».

E i magistrati?

«La magistratura associata deve rendersi conto che così non si può andare avanti: la Costituzione voleva un ordine indipendente a potere diffuso tra i 9mila magistrati, che avrebbero dovuto proiettare i propri eletti al Csm senza intermediazione, per garantire l'autonomia e l'indipendenza sia della magistratura che del singolo magistrato. Mentre oggi, grazie alla interposizione di Anm e alle correnti, abbiamo imbuti e poteri verticistici. Il problema è che nessuno in Italia vuole 9mila magistrati sottoposti soltanto alla legge.

Meglio avere otto capicorrente con i quali si cerca di governare».

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