Il reddito di cittadinanza è una misura sbagliata, che apre la strada alla decadenza economica e civile. Chi è in difficoltà ha bisogno di rafforzare la propria personalità e migliorare le competenze: obiettivi che il reddito non aiuta a conseguire. D'altra parte, come ricordava Milton Friedman, se tassate chi produce e premiate chi ozia non aspettatevi di trovarvi entro un'economia florida. Questo è vero in generale, ma lo è ancor più se i destinatari dei sussidi sono giovani e giovanissimi.
Per questo è difficile dar torto al ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha richiamato con sdegno l'attenzione su quegli studenti che neppure hanno assolto l'obbligo scolastico e però riscuotono l'aiuto di Stato. L'assegno mensile introdotto dal governo Conte, anche se nei fatti è servito solo ad acquisire voti, fu presentato come uno strumento atto a favorire l'accesso al mondo del lavoro di tanti disoccupati. Dati alla mano, però, il ministro evidenzia come dei 364mila assistiti di età compresa tra i 19 e i 30 anni, ben 128mila abbiano conseguito soltanto la terza media e altri 11mila addirittura abbiano soltanto la licenza elementare o nessun titolo.
Questi giovani, che rappresentano l'equivalente di una città più grande di Salerno, negli anni passati non hanno ritenuto opportuno passare tempo sui banchi. Se non si sono neppure impegnati nell'acquisizione delle conoscenze fondamentali, per quale ragione ora dovrebbero essere sostenuti con i soldi dei contribuenti?
La proposta di Valditara è semplice: si tolga l'assegno a tutti questi ventenni fino a quando non avranno completato gli studi. D'altra parte, se loro stessi non vogliono potenziare la loro formazione ed essere più appetibili sul mercato del lavoro, è del tutto impossibile che un qualunque navigator possa trovare per loro un impiego. Senza dimenticare che se gli stessi destinatari del reddito di cittadinanza manifestano di non voler impegnarsi, tutto il castello del sussidio quale viatico verso l'occupazione crolla immediatamente.
Al cuore della discussione, è ovvio, non c'è tanto l'obbligo scolastico, su cui si potrebbe molto discutere, dato che anche senza studiare tanti imprenditori sono riusciti a farsi strada e costruire grandi aziende.
Tutto ciò, però, è avvenuto grazie al loro impegno e alla loro fatica. La questione cruciale, dunque, è che lo Stato deve smetterla di operare in modo diseducativo, incentivando chi non ha alcuna intenzione di aiutare se stesso e non vuole mettersi al servizio del prossimo.
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