Bruxelles sotto attacco

Il governo ferma la marcia. E la paura batte l'antipaura

La sconfitta della cultura occidentale sta nella paura che sbianchetta la marcia contro la paura organizzata a Bruxelles

Il governo ferma la marcia. E la paura batte l'antipaura

Eccola, la sconfitta della nostra cultura occidentale. Sta nella paura che sbianchetta la marcia contro la paura organizzata a Bruxelles. E riabbassa repentinamente il nostro sguardo, come ogni volta che proviamo a rialzarlo per guardare negli occhi il nostro nemico. Perché di nemico si tratta: iniziamo a usare un vocabolario di guerra.Accade nella Bruxelles ferita, impaurita, nella Sarajevo del nuovo millennio, che ha allevato il proprio nemico dentro casa e gli ha contrapposto un sistema di intelligence da operetta, una polizia da ispettore Clouseau, funzionari che non riconoscono un terrorista nemmeno se ce l'ha scritto sulla carta d'identità, una torpida indifferenza da occidentale languido. E che oggi vive senza pace e senza tregua, con il tumore che se la mangia viva, senza normalità, senza abitudini, senza quelle cose che rassicurano noi piccoloborghesi, ché la guerra è scomoda e fa freddo e quindi meglio voltarsi dall'altra parte.Un gruppo di persone si inventa una marcia contro la paura per le strade della capitale del Belgio e d'Europa nella domenica di Pasqua. Le autorità brontolano, opinano, poi decidono: non se ne fa nulla. «La sicurezza dei cittadini viene prima di tutto. E noi non la possiamo garantire», dicono dai miniteri. Come si dice in fiammingo ce n'eravamo accorti? Eppure ci resta l'amaro in bocca.

Signore e signori, anche stavolta il coraggio è rimandato a data da destinarsi.

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