Guerra in Israele

"Il governo Netanyahu inadeguato a gestire la crisi"

La corrispondente di "Times of Israel": cerca di incolpare i ranghi militari. Le dimissioni? Dipenderanno dai suoi ministri

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Tal Schneider è corrispondente politica per il quotidiano Times of Israel. Ha raccontato innumerevoli crisi e conflitti ma ora non nasconde il suo sconcerto per il massacro del 7 ottobre e sottolinea quanto sia importante il problema della sicurezza per lo Stato ebraico, ora più che mai. Ne parla da Gerusalemme.

Come potrebbe Netanyahu riscrivere la storia di non aver predetto l'attacco?

«Penso che stia cercando di incolpare i ranghi militari. Non sono responsabilità penali certo, ma strategiche».

Netanyahu sarà costretto a dimettersi?

«Dipenderà dai membri del suo partito e dai suoi ministri. Ma finora non è parso che voglia fare qualcosa in questo senso».

Si apre una possibilità che l'opposizione acquisti consenso?

«Si potrebbe vedere un prossimo governo composto da Yesh Atid di Yair Lapid, il leader dell'opposizione, la destra di Avigdor Lieberman, il Likud e il centrista Benny Gantz. Finora non è accaduto nulla di questo, anche se ci sono stati dei retroscena dei giornalisti».

Esiste una reale differenza tra maggioranza e opposizione sulla risposta ad Hamas?

«No. Le differenze scompaiono quando si deve agire».

Cosa pensa l'opinione pubblica?

«Prima della guerra l'esecutivo già non era popolare a causa della riforma della giustizia e dopo la guerra ha dimostrato di essere completamente disfunzionale. Abbiamo 200mila persone sfollate, evacuate dalle regioni Nord e Sud e il governo non le sta aiutando per l'inefficienza della burocrazia, mentre molti civili stanno dando una mano».

Quale sarà il futuro di Gaza?

«Dipenderà da come finirà la guerra e quale sarà lo scenario della sicurezza. Se riusciremo a salvare le 240 persone sequestrate. Il confine Sud, ad esempio, con l'Egitto non sarà tenuto da Israele, ma dalle forze egiziane. Il problema è che qui vengono contrabbandati razzi e denaro, non che lo facciano gli egiziani, però Israele vorrà tenere sotto controllo quest'area».

Ci potrà essere una tregua?

«Ci sono già delle pause, le persone possono uscire e comprare alimenti, anche se gli israeliani rapiti non hanno accesso a niente. Nessuna visita dalla Croce Rossa, niente cibo. Nelle ultime 48 ore sono state uccise due donne una di 64 anni con un tumore al seno, suo marito è stato ammazzato davanti ai suoi occhi e il suo corpo è stato trovato all'ospedale al-Shifa».

C'è il rischio che questa guerra incrini l'immagine di Israele?

«Molte persone nel mondo non sono felici di ciò che sta facendo, ma noi viviamo in una situazione molto rischiosa. Questo è stato il più orribile attacco della storia. Potrebbe avvenire anche in Europa o nel mondo. I terroristi prendono nota e replicano le stesse azioni. Ad esempio, siamo stati i primi negli anni '80 ad avere attacchi suicidi. In questo caso inoltre volevano solo uccidere israeliani non gli importava chi ci fosse al governo».

Era inevitabile questa reazione?

«Sono anni che vengono lanciati missili, ci sono stati anche morti, ma Israele non è mai entrato in Gaza come reazione. Questa volta è completamente differente perché c'è uno stato sovrano colpito. Ci sono stati rapimenti, esecuzioni.

Nessun stato democratico può essere d'accordo con un'azione del genere».

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