Il grande affare delle cosche nel centro di Capo Rizzuto

L'immigrazione clandestina fa ricca la 'ndrangheta

Il grande affare delle cosche nel centro di Capo Rizzuto

L'immigrazione clandestina fa ricca la 'ndrangheta. Il Cara di Isola Capo Rizzuto, dove sono arrivati una trentina di superstiti del naufragio sulle coste di Crotone, è già strapieno. Quasi novecento disgraziati di fronte a una capienza di 650 persone. Qui arriva gente persino da Lampedusa (187 solo l'altro giorno), altro hub chiave spremuto all'inverosimile dalla macchina infernale dei trafficanti di uomini. Tra ottobre e novembre si è toccato quota 1.500 clandestini: secondo le stime della Prefettura di Crotone sono stati 9.800 i kit sbarco (bagnoschiuma, dentifricio e spazzolino, una tuta, un paio di ciabatte, una maglia, un pacco di pannolini e un pacco di assorbenti) distribuiti negli ultimi due anni. Numeri che, da sempre, attirano le attenzioni della potentissima criminalità organizzata calabrese, che da queste parti fa il bello e il cattivo tempo sulle spalle dei profughi e dei contribuenti italiani.

Il centro è finito nel mirino dei pm qualche anno fa, quando si scoprì che parte dei soldi del Viminale finivano in tasca ai boss della sanguinaria cosca Arena, già famosa per aver contribuito a far eleggere un senatore grazie ai voti degli italiani all'estero comprati cash in Germania, che secondo i magistrati avrebbe in mano il parco eolico più grande d'Europa.

Nel 2017 l'operazione Jonny della Dda di Catanzaro ha smantellato l'organizzazione criminale che distraeva i fondi pubblici, trasformando il Centro in una sorta di bancomat dei clan. Dopo le condanne in secondo grado, nei giorni scorsi la Cassazione ha disposto un processo d'appello bis per ridefinire una parte dei capi d'imputazione per malversazione anche per l'ex governatore della Misericordia, condannato a 20 anni. In un altro filone del processo Jonny è stato condannato a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa anche l'ex parroco di Isola Capo Rizzuto, ai domiciliari presso il Centro internazionale di Studi rosminiani di Stresa (Verbania), al quale la Finanza ha confiscato beni per 1,5 milioni di euro.

Dal 1 marzo a sostituire la Croce Rossa nella gestione del Cara

sarà un gruppo di imprese costituito dalla capogruppo Translator srl di Alpignano (Torino) e dalla Prociv Arci di Isola Capo Rizzuto che si sono aggiudicate la gara bandita dalla Prefettura di Crotone nel gennaio scorso.

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