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La grande fuga delle icone antimafia: nessuno si candida con i democratici

La Chinnici con Forza Italia, la Alfano con Azione. "Ultimo" sta con Cateno De Luca

La grande fuga delle icone antimafia: nessuno si candida con i democratici

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AAA antimafioso cercasi per le Europee: celo, celo, manca. E nel Pd è scattato l'allarme. Lo scandalo tra Puglia e Piemonte ha accelerato la diaspora delle icone antimafia dalle lusinghe di Elly Schlein, che si trova con un album di figurine incompleto, senza nessuno in lista per intestarsi la lotta ai boss al Sud (ma non solo). Di mafia, camorra e 'ndrangheta al Pd non è mai importato troppo, lo si è capito dal grido di dolore contro il Viminale e la magistratura partito dopo l'inchiesta di Bari che ha disvelato il verminaio in salsa pugliese. Con Antonio Decaro a rischio incandidabilità (se il Comune dovesse essere sciolto) e Lucia Annunziata con zero appeal antimafia, servirebbe un nome forte. Ma fin qui il Pd ha preso solo porte in faccia. Difficile che Roberto Saviano accetti una candidatura last minute dal Pd, ma i rumors sulle trattative si sprecano.

Sulla scheda elettorale delle prossime Europee abbondano i nomi di chi vorrebbe intestarsi - a ragione o meno - una vita spesa contro le potenti organizzazioni criminali. C'è Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi in Sicilia, capolista M5S nella Circoscrizione Isole e autore di un protocollo contro le infiltrazioni mafiose nei fondi Ue che sta facendo scuola. L'eurodeputata uscente Caterina Chinnici, figlia del giudice istruttore di Palermo Rocco Chinnici, ucciso il 29 luglio 1983, ha detto bye bye Pd l'anno scorso per passare a Forza Italia-Ppe ed essere ricandidata.

Con Carlo Calenda c'è l'ex Italia dei Valori Sonia Alfano, figlia del giornalista siciliano Beppe Alfano ucciso l'8 gennaio 1993, prima e unica presidente di una commissione antimafia a Strasburgo. A Repubblica riferisce parole al miele per il suo nuovo leader: «Mi ha scelto per le mie competenze di eurodeputata, non sapeva neanche chi fosse mio padre». E c'è da credergli.

Con la lista multiforme del bizzarro sindaco di Messina Cateno De Luca ci sono due cavalli di razza dell'antimafia vera. È sceso in capo Sergio De Caprio, al secolo Ultimo, l'ufficiale dei carabinieri che il 15 gennaio 1993 arrestò Salvatore Riina, il capo dei capi di Cosa nostra, per poi finire nei guai per la mancata perquisizione del covo di Riina. Sulla candidatura ci ha messo la faccia, visto che si è tolto il passamontagna con lo stemma dell'Arma dei carabinieri che indossa da allora per paura di ritorsioni. Con lui si candida anche Piera Aiello, l'ex deputata grillina ed ex testimone di giustizia nonché cognata di Rita Atria, che a 17 anni si tolse la vita dopo la strage di via D'Amelio, perché era a Paolo Borsellino che avrebbe consegnare la sua testimonianza contro chi gli aveva ucciso padre e fratello. Chi vuole combattere la mafia nell'urna ha l'imbarazzo della scelta.

Pd non pervenuto, come ad ammettere: «L'Antimafia non è più Cosa nostra».

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