Sul calendario è cerchiata in rosso la data del 7 giugno. Per quel giorno è attesa la discussione del nuovo ricorso sulla seconda votazione del nuovo Statuto del Movimento 5 Stelle. Non solo: i grillini ribelli hanno voluto mettere sotto la lente di ingrandimento anche la legittimità dell'elezione di Giuseppe Conte come nuovo presidente della galassia pentastellata.
Si tratta di un appuntamento delicatissimo e che sta generando ansie diffuse tra i gruppi. La motivazione è semplice: un nuovo congelamento dei vertici e l'annullamento delle regole interne del M5S sarebbe un colpo durissimo per il nuovo corso di Conte, che rischia di essere azzoppato come già avvenuto in seguito alla sospensione dei provvedimenti in via cautelare per "gravi vizi nel processo decisionale".
Il terrore di Conte
Fonti parlamentari del Movimento 5 Stelle fanno sapere che Conte attende con una certa dose di preoccupazione l'esito del 7 giugno. Una trepidazione accompagnata da un senso di sospetti e agitazione per le possibili mosse di Beppe Grillo e Luigi Di Maio: in casa 5S ci si chiede cosa farebbero il comico genovese e il ministro degli Esteri qualora il pronunciamento portasse a una nuova sospensiva dei piani alti e all'annullamento dell'ultimo voto online.
Il ragionamento di Conte però è lo stesso da mesi, al di là dei passaggi burocratici che a suo giudizio hanno l'intento di ostacolare il nuovo progetto di rilancio: il refrain riguarda il fatto che gli attivisti sono dalla parte dell'ex presidente del Consiglio, che la sua guida deve andare avanti a prescindere, che la base online lo ha già incoronato come leader del Movimento.
Aria di rivoluzione
Tra le fila grilline serpeggia il timore di uno stop giudiziario in grado di mettere il bastone tra le ruote alla guida di Conte. Gli occhi sono puntati sulla decisione del Tribunale di Napoli: stando a quanto appreso e riferito dall'Agi, in caso di esito negativo si potrebbe prendere in seria considerazione la possibilità di voltare pagina. Il che potrebbe tradursi in un nuovo Statuto e in una sorta di nuovo Movimento 5 Stelle.
Lo spettro della scissione
Si presenta puntuale l'ombra della scissione, visto che le differenti correnti di pensiero stanno infuocando gli animi all'interno del M5S. I governisti temono che Conte possa mandare all'aria il governo, sfilarsi dalla maggioranza e passare così all'opposizione. Una mossa che potrebbe spalancare le porte al ritorno di Alessandro Di Battista, a cui però non è mai andato giù il sostegno dei pentastellati all'esecutivo guidato da Mario Draghi e che dunque potrebbe rifiutare di tornare.
Ieri Matteo Renzi ha lanciato l'allarme: "Il 21 giugno non prendete impegni. È il giorno in cui i grillini tenteranno l'assalto contro Draghi in Senato. Segnatevi questa data: 21 giugno, Palazzo Madama, pomeriggio". In quel giorno il premier Draghi interverrà al Senato per le comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio europeo. Si teme il tentativo di una spallata da parte dei 5 Stelle, dato che le posizioni di Conte sull'invio di armi all'Ucraina sono sempre più lontane da quelle del governo.
Il rischio scissione è alimentato anche dal dibattito in corso sul nuovo simbolo del Movimento: dopo le elezioni amministrative del 12 giugno si potrebbe optare per una nuova veste grafica, facendo entrare il nome di Giuseppe Conte nel logo.
L'ipotetico nuovo brand però sta trovando più di qualche contrarietà, tra cui rientrerebbe quella di Beppe Grillo. "In molti non lo seguirebbero, anche perché i marchi personali non hanno mai portato al successo", è l'osservazione di un big 5 Stelle.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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