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Gratteri intoccabile, il Pg critica e rischia sanzioni

Lupacchini in tv ha accusato: «Avvisa stampa e non noi». Aperto procedimento disciplinare

Gratteri intoccabile, il Pg critica e rischia sanzioni

Milano - Chi tocca Gratteri muore. Il procuratore capo di Catanzaro non è molto amato negli uffici giudiziari del capoluogo calabrese, e questo il coraggioso magistrato antimafia l'aveva messo in conto. Ma quando le critiche al suo operato si sono spostate dalla macchinetta del caffè alle telecamere di Tgcom il disagio del tribunale calabrese è venuto fuori in maniera esplosiva.

A innescare la miccia sono state le dichiarazioni del Procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini. Non certo un dilettante ma un gigante della magistratura, con alle spalle inchieste e processi pesantissimi, dallo strano suicidio del «banchiere di Dio» Roberto Calvi all'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona per mano delle nuove Br passando dalla strage di Bologna e un libro-inchiesta sulla Banda della Magliana.

Nei giorni successivi alla maxi inchiesta di 'ndrangheta che ha portato a 416 indagati tra politici, avocati, amministratori, funzionari e forze dell'ordine Gratteri si è beccato via etere la durissima reprimenda di Lupacchini con frasi del tipo «abbiamo saputo i nomi degli arrestati dalla tv», «per Gratteri è più importante informare la stampa della procura generale», aggiungendo una postilla al vetriolo su «l'evanescenza di molte operazioni della procura distrettuale di Catanzaro». «Dichiarazioni allarmanti», dicono i magistrati di Area e Magistratura indipendente, che hanno innescato il «processo» a Lupacchini, che adesso rischia il trasferimento. Anche perché contro si trova anche l'Anm, sceso in trincea a difendere Gratteri da «un'inaccettabile forma di condizionamento dell'autonomia e indipendenza dei titolari delle indagini». «Frasi sconcertanti, non argomentate e infondate» espresse da chi, dice il sindacato delle toghe, «è al vertice della magistratura requirente del distretto».

Se la mafia calabrese a casa sua fa il bello e il cattivo tempo un motivo c'è. E Gratteri lo sa benissimo. La Procura calabrese è un colabrodo, tanto che per scongiurare la fuga di notizie aveva anticipato il maxiblitz anti 'ndrangheta di un giorno. Lo sa bene anche l'ex pm di Catanzaro Luigi de Magistris, anche lui «costretto» nel 2007 ad agire all'insaputa dell'allora suo capo Mariano Lombardi perché voleva indagare sui rapporti tra le toghe e i politici come l'ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, che di Lombardi era il legale di fiducia. E oggi è in carcere per 'ndrangheta nell'inchiesta firmata Gratteri che ha scoperchiato il vaso di Pandora pieno di colletti bianchi al servizio delle 'ndrine.

È in questo clima di sospetti incrociati che, tra i pm litiganti, la 'ndrangheta gode.

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