Mario Michele Giarrusso non usa giri di parole o mezzi termini e attacca duramente il Movimento 5 Stelle. In un'intervista rilasciata all'edizione odierna de La Verità, il senatore grillino ha analizzato il recente umiliante risultato rimediato nelle elezioni Regionali in Umbria lo scorso 27 ottobre: "Le amministrative sono sempre state altalenanti per noi, con risultati a macchia di leopardo: in un Comune prendiamo il sindaco e a 10 chilometri di distanza non prendiamo neanche un consigliere". La causa va ricercata all'interno del contesto locale: "Andiamo bene dove abbiamo un gruppo forte, riconosciuto dai cittadini come motore del cambiamento. Dove c'è gente improvvisata, perdiamo". Ma il dato locale va letto anche in prospettiva nazionale: "Quello che mi preoccupa non sono le amministrative, ma il crollo dei consensi a livello generale, certificato dai sondaggi".
"Non capiamo più Di Maio"
Il pentastellato ha ammesso che "c'è un problema di identità del Movimento" anche perché la carenza di leadership è notevole: "Il crollo c'è stato sia dopo l'accordo con la Lega, sia dopo quello con il Pd. La prima cresceva, il secondo tiene, noi coliamo a picco". E nel mirino è inevitabilmente finito Luigi Di Maio: "Non voglio personalizzare, ma c'è una questione oggettiva. In qualunque Paese democratico, il leader di un partito che perde due elettori su tre deve passare la mano e mettersi a fare altro". Il ministro degli Esteri di colpe infatti ne ha: "Le scelte sono state fatte in solitudine, nonostante avessimo chiesto la condivisione, anche nel caso della trattativa con il Pd". Il senatore non si è sbilanciato sull'ipotesi della volontà da parte dell'ex vicepremier di far cadere il governo: "Lo chieda a lui. Noi non riusciamo più a capirlo. Chissà pure se si capisce da solo...".
A destare spaesamento tra gli elettori è il fatto che "abbiamo anteposto, a un'identità fatta di battaglie concrete, postideologiche, un'occupazione di ministeri e poltrone". Non vi sono dubbi sull'ok della base al matrimonio con il Partito democratico, "ma quel 70% che ha approvato l'accordo, se avesse visto la lista dei ministri non l'avrebbe votato". Giarrusso è uno dei sostenitori della Carta di Firenze mediante cui è stato chiesto un cambiamento nella struttura del Movimento: "Il Movimento è tale perché è sempre in movimento: bisogna andare avanti, non tornare indietro. Ma neppure snaturarsi. Siamo nati come un movimento democratico, che invitava alla partecipazione". Il grillino ha sposato la tesi sostenuta da Giulia Grillo, che aveva denunciato il mutamento in una gestione verticista: "Democrazia e partecipazione non si sono viste più, da quando c'è il capo politico unico, con quattro incarichi di governo, che ha voluto fare tutto lui, facendolo male".
Il senatore infine ha commentato anche l'inchiesta de ilGiornale relativamente ai fedelissimi di Di Maio inseriti con sostanziosi stipendi tra Farnesina e Mise: "Non mi fido del quotidiano di Berlusconi, ma se fosse come ho letto la situazione sarebbe grave. Un conto è avere collaboratori, il che è legittimo. Un conto è avere un cerchio magico di privilegiati".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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