I l Grillo e la Talpa, racconto di campagna alla Esopo. Anzi no; piuttosto una storia da orticello della politica e della comunicazione 2.0. Ci sono dunque le condizioni perché possa finir male per tutti, forse persino con la malinconia di certi bucolici viali del tramonto. O magari risolversi a fucilate, con la rabbia per certi incontri sbagliati.
Non ci viene risparmiata così neppure la Wikileaks grillina , resoconto audio rubato a un tot (non sappiamo ancora quanti) di incontri riservati tra Beppe Grillo, i suoi parlamentari che si abbeverano alle verità, e gli addetti allo staff, più o meno fedeli alla Causa, che assistono. In una di quelle maniche di cappotto, sotto uno di quei baveri, si nascondeva il microfono-spia che ora risputa fuori on-line spezzoni di discorso, reprimende di Beppe e ancora Beppe assediato dai suoi che si ribellano. Sullo sfondo, la Casaleggio Associati : nella figura dominante di Gianroberto o in quella sussidiaria del figlio Davide.
Il tutto spiattellato da non meglio precisati hacker sul sito www.grillo-leaks.com , con il titolo beffardo «La trasparenza andrà di moda» e la promessa minacciosa « coming soon », più il corredo di faccine cliccabili dei boss cinquestelle. Per meglio dire, cliccabili fino a quando la Polizia postale non ha oscurato il sito, dopo la denuncia presentata da M5S. La prima puntata di registrazioni riguarda soprattutto un incontro avvenuto nella villa di Grillo a Bibbona, dopo l'espulsione di Artini. Anche se, chi ha potuto ascoltare le clip prima dell'oscuramento, racconta pure di frasi fuori contesto. Roberto Fico che dice: «Ma come non l'avete capito che comanda Gianroberto?»; Nicola Morra che lamenta: «Gli attivisti non contano un c... Conta quello che decidono su a Milano»; Alessandro Di Battista non si sa se deluso o orgoglioso: «Passo la settimana ad aumentare i miei follower »; Paola Carinelli che spiega come si va avanti: «La Casaleggio decide, io eseguo».
Più interessante, la parte nella quale s'entra nel vivo del periodo immediatamente prima del «sono un po' stanchino». Grillo parla con Artini ed altri il giorno in cui sul blog era comparsa la votazione per cacciare lo stesso Artini e la Pinna per mancata rendicontazione. I parlamentari sostengono che il sistema non funziona («Io per il movimento sto divorziando!», dice una; «perché quelli delle Europee non li pubblicate?, non è che vale per voi e per noi no...», accusa un'altra). Il fondatore s'infuria se si mette in discussione la Casaleggio associati . E striglia i suoi: «Quando siete arrivati in parlamento e avete votato se votare ho riso per due giorni, mi sono detto: “È tutto finito”». Riconosce le scelte sbagliate di Claudio Messora e Nicola Biondo come capi della comunicazione (entrambi invisi ai parlamentari, anche per gli stipendi «pieni»). Volano dei «vaffa», Grillo s'assume la responsabilità delle espulsioni, «ho deciso io e Gianroberto, qualcuno deve prenderle». Lamenta di aver «perso troppo tempo per queste cose, appresso a voi, mentre abbiamo perso i giovani e il territorio...». Gli interlocutori portano avanti le loro tesi: «Non siamo più credibili!», Beppe ritorce le accuse per le «interviste di m. rilasciate ai giornali e alle tv». Infine, la constatazione di una crescente impotenza: «Che cosa volete che faccio io? Io ho esaurito le mie capacità di comunicazione... La piazza non funziona più». Vero, e il vecchio attor comico l'ha capito già da un po' di tempo. E cerca strade diverse, come la marcia per sostenere la proposta del reddito di cittadinanza che parte oggi. Ieri intanto scherzava sulle registrazioni: «Hanno pubblicato il mio numero di telefono, ma non mi ha telefonato nessuno... O è l'indifferenza totale o comincio a preoccuparmi». Forse entrambe le cose, caro Beppe: il viale del tramonto, a volte, si nasconde dietro il primo angolo di casa.
di Roberto Scafuri
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