Affilano le armi, i difensori di Ciro Grillo e degli altri giovani della Genova-bene sotto processo per stupro di gruppo davanti al tribunale di Tempio Pausania. Per il figlio del comico e per i suoi amici tra oggi e domani si gioca la partita decisiva di un processo apparso a tratti interminabile, e che si avvia dopo un anno e mezzo alle battute conclusive. Per due giorni davanti ai giudici del tribunale sardo siederà Silvia, la ragazza che ha denunciato Ciro e gli amici, dando il via all'indagine. Dovrà raccontare sotto giuramento ciò che accadde quella notte d'estate di quattro anni fa. E, arrivati a questo punto, ormai è evidente che la sorte dei quattro imputati si giocherà tutta sulla credibilità del racconto di Silvia. Si sono succedute decine di testimonianze, qualcuna ha portato acqua all'accusa, altre alla difesa. Ma tutto ruota intorno ad un solo punto: è sincera, la ragazza italo-norvegese, quando dice che quella sera era rintronata dall'alcol, uno straccio inanimato incapace di decidere, un oggetto sessuale alla mercè dei quattro? O, come sostengono i ragazzi, era cosciente, consenziente, soddisfatta?
Un assaggio del trattamento che attende oggi Silvia si è avuto un mese e mezzo fa, quando in aula ha dovuto presentarsi Roberta, l'amica che la notte del 16 luglio 2019 era con lei nella villa in Costa Smeralda, ospite di Grillo junior e dei suoi amici. Anche lei per la Procura fu vittima delle pulsioni sessuali dei giovani, che le piazzarono i genitali in faccia mentre dormiva: episodio certo, documentato dalle immagini sui cellulari. Di quanto le accadde mentre dormiva Roberta ovviamente non sa nulla. Ma sa cosa accadde prima, quando entrò in una stanza e trovò l'amica Silvia in lacrime, «mi hanno violentata, tutti».
Così il 22 e 23 settembre il controinterrogatorio di Roberta si è trasformato in un martellamento interminabile di domande dei difensori degli imputati, alla caccia di falle, contraddizioni, inverosimiglianze, a volte talmente irrilevanti da essere stoppate dal giudice Marco Contu. Poca roba, rispetto a quanto attende oggi Silvia. A differenza dell'amica, mentre a turno i ragazzi si congiungevano con lei Silvia era sveglia. Sul suo tasso di lucidità si gioca il processo. Ma i difensori degli imputati, se replicheranno lo schema già visto con Roberta, andranno all'attacco anche su quanto accadde dopo, nelle ore e nei giorni successivi, cercando di dimostrare che Silvia non si mostrava abbastanza traumatizzata, sorrideva, faceva sport. E che questo è incompatibile con un'esperienza terribile come quella che racconta di avere subito.
Oggi nessuno degli imputati sarà presente in aula, Silvia non rischia di incontrare lo sguardo dei protagonisti di quella notte, e anche per questo i suoi legali Giulia Bongiorno (nella foto) e Dario Romano non hanno chiesto che l'interrogatorio si svolgesse dietro un vetro o un paravento.
Ma saranno comunque due giorni duri, per una giovane donna che - come attestano i periti della parte civile - porta ancora addosso le cicatrici mentali di quella notte. Che dovrà sentirsi chiedere perché la mattina dopo, per tornare in albergo, chiese un passaggio agli stessi ragazzi da cui dice di essere stata violentata. O perché il giorno dopo andò a fare lezione di kite surf.
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