Pier Francesco Borgia
Roma Dove c'è Beppe Grillo c'è spettacolo. D'altronde è il suo mestiere. E il suo carisma non va mai in ferie. Alla presentazione delle liste per le elezioni negli uffici del Viminale ieri mattina c'era il vertice del Movimento 5 Stelle al completo. C'era Davide Casaleggio, c'era l'aspirante presidente del Consiglio, il giovane «studente» Luigi Di Maio, e il padre del movimento, vale a dire il comico genovese. E le battute erano state messe in preventivo. Con l'apice toccato con la sentenza inappellabile: «Noi mangiamo soltanto il cuore del bambù». Niente cambi di dieta. Un grillino è come il panda. Non può per natura fare inciuci. Come il celebre orso bianconero non può mangiare la carne.
La cronaca della mattinata non segna soltanto alcune note di colore, utili per i giornalisti politici (il Movimento ha piazzato il suo simbolo al quarto posto, davanti a quello della Lega, depositato questo da Roberto Calderoli). Segnala semmai due momenti fondamentali per il prossimo futuro dei pentastellati. I grillini infatti hanno depositato agli uffici del Ministero degli Interni un nuovo simbolo (è il terzo nella storia ancor breve del movimento). Il simbolo ha la scritta «movimento» in nero con sotto le cinque stelle gialle. In basso il nuovo indirizzo web del blog di Grillo: ilblogdellestelle.it. Un restyling necessario dopo il cambio di statuto e dopo che il movimento stesso ha riconosciuto in Di Maio il capo politico e in Grillo il garante. Ma soprattutto un cambio «imposto» dalla necessità di evitare cause giudiziarie o interdizioni da parte dei tribunali nell'eventualità di lasciare il nome di Beppe Grillo nel logo.
Più dei dettagli amministrativi, però, a interessare è la distanza siderale che separa le dichiarazioni dello stesso capo politico rilasciate nei giorni scorsi e quelle regalate ieri da Grillo ai cronisti che assiepavano le scalinate del Viminale. Il garante del movimento sconfessa il leader politico. Alleanze? Non se ne parla proprio! Per rendere indimenticabile il diktat Grillo si sbilancia nel già citato paragone: «È come dire che un panda possa mangiare carne cruda. Noi mangiamo soltanto il cuore del bambù». Una dieta, lo sanno bene etologi e biologi, fin troppo stretta. Regime alimentare che da tempo tiene il celebre urside sull'orlo dell'estinzione. Tanto che proprio l'effigie di un panda è stata adottata dal WWF per il suo logo.
Insomma da un lato c'è Grillo, che con il suo carisma e la sua verve da intrattenitore non fa altro che sottolineare la purezza del movimento. Dall'altro c'è Di Maio, che si muove da tempo come un politico. I bene informati giurano che i vertici grillini hanno già dato rassicurazione al Quirinale: nel caso le urne non portino un vincitore, il cosiddetto «governo del presidente» vedrebbe anche una rappresentanza pentastellata. E poi c'è il suo nuovo lavoro di filtro e giudice per le candidature. Statuto, anzi, nuovo statuto alla mano, Di Maio spiega che non si ripeteranno gli errori del passato: «Gli impresentabili non saranno presentati. Il filtro ci sarà e spetterà a me e a Grillo, come garante, vagliare le candidature dopo il verdetto delle parlamentarie».
«Se c'è stato qualche problema nella consultazione telematica rimedieremo» aggiunge lo stesso Grillo che si mostra fiducioso. «Questa nuova generazione è migliore della mia. E vuol dire che, come padre, ho fatto un buon lavoro».
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