La guerra dei medici ai medici "No ai neolaureati in corsia"

Gli ospedalieri impugnano la delibera della giunta veneta e inviano una denuncia alla Corte dei conti

La guerra dei medici ai medici "No ai neolaureati in corsia"

«Inaccettabile, pericolosa ed illegittima». I medici bocciano l'iniziativa autonomista del governatore del Veneto, Luca Zaia. I primi ad attaccare sono gli ospedalieri aderenti all'Anaao Assomed che non si limitano ad una critica e annunciano di aver dato mandato ai propri avvocati affinché vengano impugnate le delibere regionali e sia inviato un esposto-denuncia alla Corte dei Conti. Nel mirino la decisione della giunta veneta di avviare un percorso parallelo di formazione che prevede di impegnare neo laureati in ospedale senza attendere che si specializzino. Un piano che coinvolge circa 500 neo laureati: 320 verranno destinati al Pronto Soccorso e altri 180 andranno a coprire i buchi in Geriatria e Medicina Generale. La Regione ha finanziato il piano con 25 milioni di euro. Una scelta che manda i giovani laureati «allo sbaraglio», accusano gli ospedalieri.

«La carenza dei medici in corsia è un problema che va affrontato ma quella scelta da Zaia non è la strada giusta» avverte Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao Assomed. Palermo ritiene «doveroso bloccare sul nascere questa iniziativa al fine anche di evitare l'emulazione da parte di altre regioni» creando così «una mortificante e costosissima area di parcheggio per i giovani colleghi neolaureati senza alcuna prospettiva professionale, che comporta un autentico spreco di danaro pubblico». Per i camici bianchi non si può risolvere il problema della carenza di personale con una scelta che mortifica la professionalità. «Non è questa la soluzione per la grave carenza di specialisti da noi denunciata da anni. Molto meglio sarebbe stato l'utilizzo di queste risorse per incrementare il numero delle borse di specializzazione di competenza regionale», insiste Palermo.

Impensabile che un corso di 92 ore di formazione in aula e due mesi di tutoraggio nei reparti delle aziende sanitarie possa anche essere paragonato ad una specializzazione che comporta 4 o 5 anni e richiede migliaia di ore di formazione in aula e migliaia di ore di affiancamento con il tutor. Palermo ricorda pure che «la Corte Costituzionale in merito è stata tassativa: ai ruoli del servizio sanitario nazionale si accede solo con il pubblico concorso e in possesso del titolo di specialista a garanzia della salute dei cittadini».

Sul piede di guerra anche la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) che si è rivolta al presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini e in riferimento alla scelta del Veneto parla di «rimedio peggiore del male» e di «soluzioni affrettate e prive di garanzie». Grande preoccupazione viene espressa anche dai presidenti delle Scuole di Medicina e Chirurgia delle Università di Padova e Verona Mario Plebani e Domenico De Leo, che chiedono un «confronto immediato» con il governatore «per impedire che le delibere si traducano in un abbassamento dei livelli di cura e sicurezza per i pazienti e in un danno per i neolaureati, ossia in una pericolosa caduta dei livelli qualitativi della sanità regionale».

Zaia aveva fatto sapere che al Veneto mancano già almeno 1.300 medici e dunque difficilmente il governatore sarà disposto a fare marcia indietro.

Potrebbe ripetersi lo stesso scenario del passato quando le dispute tra istituzioni sul processo dell'autonomia che coinvolgono Sanità e Scuola sono finite davanti alla Consulta. Resta il fatto che la carenza dei medici è un problema reale da affrontare subito e che non riguarda soltanto il Veneto. É stato calcolato che di qui a 5 anni mancheranno circa 16.000 medici.

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