Hamas, addio Sinwar. La soluzione Beirut con i leader in esilio

Morto anche Muhammad. Adesso Trump può imporre l'evacuazione dei jihadisti

Hamas, addio Sinwar. La soluzione Beirut con i leader in esilio
00:00 00:00

A prima vista non sembrerebbe la situazione ideale per parlar di pace all'orizzonte. L'esercito israeliano ha lanciato l'operazione Carri di Gedeone progettata per rioccupare Gaza e concentrarne la popolazione al Sud. Per non parlare dei bombardamenti che però, oltre alle consuete carneficine, hanno portato all'eliminazione di Muhammad Sinwar, il capo di Hamas succeduto al fratello Yahya ucciso sette mesi fa. Il tutto mentre a casa Sinwar si piange anche la «quasi morte» di Zakaria - terzo fratello di Muhammad e Yahya - dato inizialmente per deceduto in un bombardamento, ma poi rianimato e ricoverato in condizioni disperate.

Alle solite notizie nefaste si aggiungono però altre più incoraggianti. A Doha, nel Qatar, Hamas e israeliani hanno ripreso i negoziati. E dall'ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu trapelano per la prima volta in diciotto mesi di guerra dichiarazioni che accennano a possibili accordi per la liberazione di tutti gli ostaggi e l'esilio volontario di capi e militanti di Hamas seguiti da una pace definitiva. È l'ennesima delle illusioni susseguitesi in 18 mesi di conflitto? Forse no. Per capirlo bisogna partire dai rapporti tra Netanyahu e Donald Trump precipitati al livello più basso di sempre. Una crisi evidenziata dalla mancata tappa in Israele del presidente Usa durante il recente viaggio in Medioriente.

In questo contesto, l'accelerazione delle operazioni militari può essere la mossa su cui punta Netanyahu per uscire dall'isolamento internazionale. La strada indicatagli dalla Casa Bianca potrebbe essere la stessa imposta al suo predecessore Menachem Begin nel lontano 1982. A quel tempo Begin si ritrovò isolato e messo all'angolo dalla Casa Bianca dopo i fallimentari bombardamenti condotti sulla capitale libanese nel tentativo di eliminare Arafat e la dirigenza dell'Olp. In quel caso, gli Usa costrinsero Begin ad accettare l'evacuazione di Arafat e dei suoi uomini sotto la garanzia di una forza multinazionale imponendone il successivo esilio a Tunisi. Oggi una soluzione di quel genere potrebbe rappresentare il male minore per una Hamas che ha perso i suoi capi - oltre a decine di migliaia di uomini - e non può più contare né sui tunnel - ormai quasi completamente distrutti - né sull'appoggio di una popolazione esausta e pronta a tutto pur di metter fine alla guerra. Una popolazione che i militanti non potranno più usare come scudo se l'operazione Carri di Gedeone porterà alla sua concentrazione in zone rigorosamente circondate dall'esercito israeliano.

Ecco allora che l'invio a Gaza, già concordato con il governo Netanyahu, di una task force di contractor americani - in gran parte reduci della Cia - incaricati di distribuire gli aiuti ai civili può dar vita anche a un'operazione rivolta a garantire l'espulsione e l'esilio di capi e dei militanti fondamentalisti. Anche perché da Doha filtrano per la prima volta indiscrezioni secondo cui Hamas sarebbe pronta a consegnare gli ostaggi in cambio di una pace di lunga durata. Allo stesso tempo l'inviato americano Steve Witkoff tratta con Netanyahu la ripresa delle forniture alimentari a Gaza e prepara la missione destinata a distribuire gli aiuti.

Mentre l'ufficio del premier israeliano fa capire che la squadra negoziale presente a Doha lavora a ogni possibilità incluso il rilascio di tutti gli ostaggi seguito

dall'«esilio dei terroristi di Hams e il disarmo della Striscia». Certo sono solo parole, ma sono le prime con cui Netanyahu accenna a una pace duratura. E le prime pronunciate sotto una pressione americana senza precedenti.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica