Guerra in Israele

"Hamas in esilio, rapiti liberi". Ma il piano del Qatar divide

Perplessità israeliane sullo stop alle ostilità. I jihadisti: "I leader non se ne andranno mai". Un vertice al Cairo

"Hamas in esilio, rapiti liberi". Ma il piano del Qatar divide

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Israele spara ancora a zero contro l'Onu, accusando dipendenti dell'agenzia per i profughi palestinesi (Unrwa) di aver partecipato agli attacchi di Hamas del 7 ottobre, mentre Antony Blinken prosegue il tour in Medio Oriente incontrando Abu Mazen a Ramallah. Il segretario di stato Usa - dopo aver visto ieri la leadership israeliana - ha discusso la situazione a Gaza con il presidente palestinese, annunciando che quest'ultimo si è «impegnato» a riformare l'Anp. Il capo della diplomazia americana ha detto al leader dell'Anp che la Casa Bianca è a favore di «passi tangibili» per la creazione di uno Stato palestinese (ipotesi che il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo di destra rifiutano), sottolineando «la crescente volatilità» della situazione in Cisgiordania e l'aumento della violenza dei coloni contro i palestinesi. Abu Mazen, da parte sua, ha ribadito che Gaza «è parte inseparabile dello Stato palestinese e non consentiremo alcun tentativo di sradicare il nostro popolo dalla Cisgiordania, da Gerusalemme e dalla Striscia».

Il titolare di Foggy Bottom è poi volato in Barhain, una tappa aggiunta a sorpresa al suo tour de force diplomatico, prima di recarsi al Cairo per vedere il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Secondo i media libanesi sempre oggi sarà anche a Beirut per colloqui con i leader del Paese (notizia non confermata dal dipartimento di Stato). E proprio da Beirut, il rappresentante di Hamas Osama Hamdan, riferendosi alla proposta di negoziato fra le parti avanzata dal Qatar, ha detto che «colloqui sull'esilio delle forze della resistenza sono solo un'illusione. L'idea di disarmare è naif e non basata sulla realtà». La nuova proposta per la liberazione degli ostaggi israeliani elaborata da Doha, illustrata al gabinetto di guerra dal capo del Mossad David Barnea, include l'esilio da Gaza per alcuni dirigenti di Hamas, ma il movimento resterebbe attivo nel quadro di un «orizzonte politico» per la Striscia. Tutti gli ostaggi sarebbero rilasciati, ma solo a scaglioni e in parallelo con un ritiro totale di Israele da Gaza. E al Cairo, in attesa dell'arrivo di Blinken, si è svolto un nuovo round di trattative per il rilascio degli ostaggi israeliani.

Dallo Stato ebraico, intanto, arriva un nuovo duro attacco alle Nazioni Unite. Nel mirino c'è l'agenzia per i profughi palestinesi: Tel Aviv sostiene di avere prove che fra i miliziani di Hamas che hanno preso parte alle stragi del 7 ottobre «vi erano dipendenti Unrwa». La radio militare, citando informazioni pervenute allo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno israeliano, ha menzionato «l'apertura di imbocchi all'interno delle sue scuole che erano diretti verso i tunnel militari di Hamas, l'utilizzazione di edifici scolastici per immagazzinare mezzi da combattimento e testi di insegnamento che esaltano la lotta armata».

Intanto continuano gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso: secondo la Cnn - che cita due dirigenti del Pentagono - la Marina Usa ha abbattuto un totale di 24 missili e droni lanciati dallo Yemen, in uno dei più grandi raid dei ribelli avvenuti nella zona negli ultimi mesi. Dalle prime valutazioni non ci sono state navi danneggiate né alcuna vittima. Gli Houthi hanno confermato l'attacco in una nota in cui si ammonisce pure che «le forze armate yemenite continuano a impedire alle navi israeliane o a quelle dirette ai porti della Palestina occupata di navigare nel Mar Arabo e nel Mar Rosso finché l'aggressione non cesserà e l'assedio sui nostri fedeli fratelli a Gaza non sarà revocato».

Blinken, da parte sua, ha accusato l'Iran di «sostenere e incoraggiare» gli attacchi nel Mar Rosso, «aiutati e incoraggiati da Teheran con tecnologia, attrezzature, intelligence e informazioni».

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