
Si apre un nuovo fronte nella guerra tra Donald Trump e Harvard. Il presidente Usa ha revocato al prestigioso ateneo la possibilità di iscrivere studenti internazionali, un ennesimo duro colpo all'università che il tycoon ha privato di miliardi di dollari di finanziamenti, e che ha già dato il via ad una dura battaglia legale, con un giudice che ha temporaneamente bloccato il divieto.
«La leadership di Harvard ha creato un ambiente universitario non sicuro consentendo ad agitatori anti-americani e filo-terroristi di molestare e aggredire fisicamente individui, tra cui molti studenti ebrei, e di ostacolare in altri modi il suo un tempo venerabile ambiente di apprendimento» ha spiegato il dipartimento per la sicurezza nazionale accusando anche i vertici dell'università di coordinarsi con il partito comunista cinese.
Il ministero guidato da Kristi Noem a una settimana dalla cerimonia di laurea ha avvertito gli studenti internazionali già iscritti all'università (circa 6.800 quest'anno, pari al 27% del totale) che devono trasferirsi o perderanno il loro status legale. Ieri mattina Harvard ha presentato una causa contro l'amministrazione Trump, spiegando che la decisione viola il primo emendamento. «Condanniamo l'azione illegale e ingiustificata che mette a repentaglio il futuro di migliaia di nostri studenti e studiosi, e serve da monito per innumerevoli altri college in tutto il paese» ha spiegato il presidente dell'ateneo, Alan Garber.
Il college ha chiesto con urgenza a un tribunale federale un'ordinanza restrittiva temporanea per bloccare l'esecuzione del provvedimento dell'Homeland Security che oltre a delegittimare gli studenti stranieri attualmente iscritti all'ateneo minaccia quelli ammessi per il prossimo anno accademico (e cita oltre a Noem, il segretario di Stato Marco Rubio e la ministra della Giustizia Pam Bondi). Il giudice del Massachusetts Allison Burroughs ha bloccato temporaneamente il bando, affermando che con il presente ordine «si vieta all'amministrazione Usa di attuare la revoca della certificazione SEVP (Student and Exchange Visitor Program) del ricorrente». Un'udienza sull'ingiunzione è in programma per il 29 di maggio. Una portavoce della Casa Bianca, Abigail Jackson, ha definito «priva di merito» la causa, sottolineando che «se solo ad Harvard importasse altrettanto porre fine al flagello degli agitatori anti-americani, antisemiti e filo-terroristi presenti nel loro campus, non si troverebbe in questa situazione». Tra gli studenti internazionali c'è un clima di paura e di tensione, mentre in un post pubblicato su Instagram dall'account dell'università si legge: «Senza i suoi studenti internazionali, Harvard non è Harvard». Trump è furioso con l'ateneo che ha prodotto 162 premi Nobel da quando ha respinto la sua richiesta di sottoporsi a controlli su ammissioni e assunzioni (secondo il comandante in capo sarebbe un focolaio di antisemitismo e di ideologia woke). La sua amministrazione ha minacciato di sottoporre a revisione 9 miliardi di dollari di finanziamenti governativi destinati ad Harvard, e ha già congelato una prima tranche di 2,2 miliardi di dollari di sovvenzioni e 60 milioni di dollari di contratti ufficiali. Il governo Trump, insomma, non ha intenzione di fare marcia indietro, e la segretaria per la sicurezza interna ha spiegato che lo stop alle iscrizioni degli studenti stranieri potrebbe allargarsi ad altri college negli Stati Uniti.
«È un avvertimento a tutte le università» ha dichiarato in un'intervista a Fox News. Dall'estero, intanto, in diversi hanno criticato la stretta.
La Cina, attraverso la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, ha condannato la decisione definendola una mossa «di politicizzazione dell'istruzione». E la ministra tedesca per la Ricerca, la Tecnologia e lo Spazio, Dorothee Bar, ha parlato di una decisione «davvero disastrosa» che «spera tanto venga cambiata».
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