Hillary, incubo californiano: la nomination non è più certa

Se non dovesse vincere nello Stato più grande Sanders, Kerry o Biden potrebbero sostituirla

Hillary, incubo californiano: la nomination non è più certa

L' incubo di Hillary Clinton si chiama California: a pochi giorni dalla fine delle primarie, quando ormai la partita della nomination doveva essere già chiusa da tempo, l'ex first lady vede invece lo spettro del tracollo. Secondo quanto scrive Douglas Shoen in un editoriale sul Wall Street Journal, la candidata democratica potrebbe ancora perdere, e non si tratta soltanto di un'ipotesi, ma di una possibilità reale. Mentre il rivale repubblicano Donald Trump ha già raggiunto da oltre una settimana il numero di delegati necessario per aggiudicarsi la nomination del Grand Old Party, Hillary è vicinissima al successo ma non riesce sino in fondo a neutralizzare Bernie Sanders. Il senatore socialdemocratico la tallona nei sondaggi in California, dove i due sono testa a testa - secondo l'ultima proiezione Nbc il distacco è di appena due punti percentuali - tanto da aver spinto la Clinton a cambiare i programmi della sua campagna elettorale. Invece di tenere i comizi già previsti in New Jersey, un altro degli stati dove si vota il 7 giugno, Hillary è tornata nel Golden State accompagnata dal marito Bill Clinton per cercare di ottenere quanti più voti possibile. Una sconfitta (ma anche una vittoria di misura) dell'ex first lady in California, il più popoloso e pesante Stato del Paese, mostrerebbe tutte le sue debolezze come candidata, non solo contro il rivale di partito Sanders, ma anche nelle elezioni generali. A oggi i superdelegati, i quali possono scegliere fino alla Convention il candidato da sostenere, hanno deciso di appoggiare in massa la Clinton, che può contare su 543 di loro contro i 44 del senatore. Ma se perderà nel voto di martedì, c'è il rischio che decidano di cambiare bandiera. E nelle ultime settimane è stato azzerato anche il suo vantaggio nei confronti di Trump nella corsa alla Casa Bianca: secondo la media dei sondaggi di RealClearPolitics, infatti, Hillary è addirittura scivolata dietro il tycoon di due punti percentuali. E non è tutto, perché nell'ultimo periodo è tornato prepotentemente alla ribalta lo scandalo mai sopito dell'email utilizzata quando era a capo della diplomazia americana. A maggior ragione dopo che l'osservatorio indipendente del Dipartimento di Stato ha pubblicato un rapporto secondo cui usando il suo account privato di posta elettronica la Clinton si è resa responsabile di gravi violazioni delle regole sulla cyber-sicurezza. E così Sanders continua ad attaccarla, sperando di convincere i superdelegati ad abbandonarla, o quanto meno di avere un'influenza tale da poter condizionare l'agenda democratica. Secondo il Wall Street Journal, però, non è detto che un'eventuale débacle di Hillary vada a vantaggio del senatore del Vermont. Nel partito dell'Asinello infatti ci sono crescenti avvisaglie che la scelta potrebbe dirottarsi su un terzo candidato, come l'attuale segretario di stato John Kerry, o il vicepresidente Joe Biden, che più volte ha espresso il suo rammarico per aver deciso di non scendere in campo. Il numero due di Barack Obama per gli osservatori potrebbe incarnare il volto del salvatore del partito e del paladino di chi teme un'America con Trump come presidente. E per puntare a conquistare l'ala più liberal dell'elettorato dem, Biden potrebbe scegliere una progressista come Elizabeth Warren per il ticket. Intanto, la Clinton ha deciso di dare il via ad una vera e propria campagna all'attacco del re del mattone, affermando che Trump commander in chief degli Stati Uniti sarebbe un «pericolo per il mondo».

E criticando duramente alcuni dei suoi cavalli di battaglia, tra cui la volontà di rivedere il ruolo degli Usa nella Nato, l'intenzione di bandire l'ingresso dei musulmani negli Stati Uniti e quella di ricorrere alla tortura contro i terroristi.

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