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"I bond di San Marino? Un successone. E anche sui vaccini facciamo da soli"

Il ministro delle Finanze del Titano esulta: "Richieste per 1,4 miliardi"

"I bond di San Marino? Un successone. E anche sui vaccini facciamo da soli"

Non c'è solo lo Sputnik comprato dai russi. Dopo i vaccini, ecco il bond del Titano, il titolo collocato sul mercato come fa qualunque Stato. Solo che San Marino non aveva mai tentato un'avventura del genere e invece il grande passo è compiuto.

«Siamo soddisfatti - spiega al Giornale il ministro delle Finanze Marco Gatti - avevamo bisogno di reperire circa 300 milioni e abbiamo avuto richieste per 1,4 miliardi. Un successo clamoroso di immagine di fiducia».

Come mai questa scelta inedita?

«Nel passato il debito dello Stato veniva tamponato ricorrendo al sistema creditizio interno. Questa volta abbiamo inteso rompere un legame troppo stretto fra banche sanmarinesi e Stato».

Perché?

«Da anni ormai è in corso una modernizzazione di tutto il nostro sistema finanziario all'insegna della trasparenza. Siamo usciti dalla black list, ci siamo dati regole stringenti; anche i nostri comportamenti sono conseguenti. Abbiamo quindi deciso di rischiare e di misurarci con gli investitori, proponendo un titolo di Stato».

E come e andata?

«Come ho spiegato, ci bastavano 300 milioni, ma le adesioni sono state altissime. Un miliardo e quattrocento milioni. Italiani, tedeschi, francesi, svizzeri. Un successo che ci rincuora: la nostra abilitazione al sistema delle relazioni internazionali. E la controprova che San Marino non è più una cartolina vintage con sfumature opache, come riconosciuto dal comunicato elogiativo del Fmi».

Come si è concluso il collocamento?

«Abbiamo raccolto circa 340 milioni e il titolo è stato acquisito a riconoscendo agli investitori un tasso annuo del 3,25% contro il 3,75 iniziali».

Un'iniezione di fiducia per un Paese che cerca la bussola.

«Certo, la crisi ha picchiato duro anche da noi e la pandemia non ci ha risparmiato. Ma abbiamo reagito: il debito pubblico di San Marino è aumentato, superando la soglia psicologica di 1 miliardo, e così abbiamo deciso di finanziarci in un modo non tradizionale, saggiando la nostra capacità di attrazione».

Sale la reputazione, ma come far crescere un Paese in difficoltà?

«Le fondamenta dello Stato sono molto più solide di una volta e San Marino dialoga ormai quotidianamente con i grandi organismi internazionali. Abbiamo un problema di riconversione dell'economia ma lo stiamo risolvendo».

Come?

«Cresce il ruolo dell'industria che ha raggiunto, per esempio nella ceramica, nel packaging e nel mobile, vette di eccellenza, con la presenza di alcune multinazionali tascabili. Abbiamo poi grandi attese dal rilancio del turismo e dal rinnovamento complessivo del Paese che non è più quello di dieci anni fa».

In questo momento però il turismo è fermo. Anche sul Titano le saracinesche dello shopping sono abbassate.

«Infatti siamo in una fase difficile su questo versante. Ma siamo pronti a ripartire. Per questo, dopo un'attesa snervante sulle forniture dei vaccini, abbiamo deciso di muoverci, sfruttando anche le relazioni con altri Stati».

Puntando sullo Sputnik?

«Esatto. Prima, naturalmente, ci siamo documentati raccogliendo giudizi positivi di vari livello. Certo, noi siamo fuori dallo spazio della Ue, e abbiamo deciso di non attendere né l'Ema né l'Aifa, ma di correre perché non potevamo più permetterci lo stallo su una questione così drammatica per la popolazione e cosi importante per il tessuto economico. Riteniamo di aver fatto bene: le vaccinazioni sono in pieno svolgimento.

Fra qualche settimana, ne siamo convinti, San Marino volterà pagina e ricomincerà a calamitare chi la frequentava, ma cercherà di proporsi anche a chi qui non è mai venuto».

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