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I buoni Coop rivenduti in nero: svelato il business dei migranti

I buoni della Coop dato dalla cooperativa ai migranti diventano merce di scambio. Così ci guadagnano tutti. E pagano i cittadini

I buoni Coop rivenduti in nero: svelato il business dei migranti

Ci guadagnano tutti, dalla Coop ai migranti, fino ai pakistani e ai negozi arabi. A rimetterci sono solo gli italiani, che come al solito devono pagare. A Ferrara la Lega Nord ha smascherato un traffico (illecito) di buoni della Coop che i richiedenti asilo ospitati dalla cooperativa Camelot rivendono a cinesi e pakistani sotto prezzo. E questi, alla fine, ci comprano alcol nei supermercati.

Il business dei migranti coi buoni Coop

A svelare il giro in nero di buoni è stato Nicola Lodi, realizzando un lungo video pubblicato su Facebook dal consigliere regionale della Lega Nord Alan Fabbri, in cui si vedono tutte le fasi del traffico. Una piccola inchiesta che potrebbe aiutare a scoperchiare un calderone in cui in molti sembrano fare affari. (Guarda il video)

Andiamo con ordine. Come spiega nel video Lodi, i migranti ricevono dalla cooperativa Camelot dei buoni spesa Coop "non vendibili" dal valore di 5 euro. In teoria gli stessi richiedenti asilo dovrebbero usarlo per comprare beni di prima necessità per mangiare, visto che la cooperativa che li ospita non assicura loro i pasti. Ma i migranti preferiscono venderli sotto costo (e in nero) a commercianti cinesi o pakistani, ben contenti di pagarli circa 2,5 euro e poi riversarsi il sabato (quando ci sono gli sconti) a comprare alcol. A spese del contribuente.

Nicola Lodi ha raccolto "diverse testimonianze di commesse dell'Ipercoop che dichiarano di veder arrivare i cinesi al sabato con sacchetti pieni di ticket ad acquistare qualsiasi cosa".

La Lega Nord, ha annunciato nei giorni scorsi Alan fabbri, porterà i video in questura per accertamenti.

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