Lo sapete come si chiama questo? Linciaggio. Solo che a farlo è un manipolo di intellettuali. È una esecuzione sommaria, una punizione extragiudiziaria, messa in atto da una folla per punire un presunto trasgressore della legge o per intimorire un gruppo specifico. È la legge di Lynch. È il ladro di cavalli dei film western che penzola dalla forca. È l'uomo nero che fa paura a quelli con il cappuccio bianco. È il cattivo che va bruciato per grazia di Dio. È la giustizia senza difesa. Ma come si fa a spiegarlo a Fiano e ai suoi amici senza peccato originale? Non è per niente facile. Quello contro l'editore presunto nazifascista è un appello collettivo. Dicono: "Non vogliamo in mezzo ai libri questa robaccia sporca". Il termine collettivo già dovrebbe mettere paura. No, non perché sono in tanti, ma per il significato ideologico di quella parola. I collettivi da sempre sono una parte che pretende di rappresentare il tutto. I collettivi sono totalitari, perfino quando sono in buona fede, figuratevi se odorano di giustizia sommaria. La risposta di solito è: ma che cavolate dici, quelli sono nazisti. Vergognati. Tu sei come quelli che nel 1922 chiudevano gli occhi. È esattamente il contrario. Qui si difende il principio cardine della democrazia e della libertà. La forca, cari Barbero, Scurati, Starnone e il resto della compagnia, è tutta vostra. Facciamo un'ipotesi. I signori della casa editrice Passaggio al bosco sono in odore di nazismo. Qualche sospetto culturale c'è, alcuni titoli e qualche prodotto è l'espressione di un passato totalitario. Sono come quelli che venerano Stalin perché ha fatto anche cose buone. Il nazifascismo però è peggio: è culturalmente più debole. La schifezza comunque non cambia. Non ci piace Passaggio al bosco ma se il loro agire è nazista non tocca a noi deciderlo. Serve un processo e una condanna, anzi due e perfino un terzo atto in cassazione. Serve un processo regolare, con un avvocato, magari d'ufficio. Non basta radunarsi, gridare, battersi il petto e sventolare il cappio.
I probiviri si difendono così: l'accusa non è penale, ma culturale. Non serve il processo ma è sufficiente l'indignazione antifascista. È peggio. Una masnada di "giusti" punta l'indice e divide i vivi e i morti. È il deserto civile. Lo chiamano antifascismo ma è solo linciaggio.