I demoni di un uomo e l'orrore in prima fila

Ancora una volta è la realtà a lasciarci senza parole, a stupirci molto più della sceneggiatura di un film horror o della trama di un romanzo splatter

I demoni di un uomo e l'orrore in prima fila
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E adesso si andrà in cerca di una spiegazione per tutto questo sangue e questa morte che un senso non possono avere. Perché l'animo umano è un abisso insondabile dove delitto e castigo, colpa e redenzione spesso si mischiano in un groviglio inestricabile. Emanuele De Maria aveva già ucciso, ma raccontava orgoglioso il suo percorso di riscatto dentro e fuori dal carcere di Bollate: «Il lavoro mi rende libero - aveva detto - I colleghi mi accettano». E invece a imprigionarlo sono stati i demoni della sua mente che lo hanno riportato al punto di partenza di un tragico gioco dell'oca la cui prima vittima era stata una giovane prostituta. Una coazione a ripetere forse oggi riemersa di fronte a una passione troppo forte per essere gestita. E così ancora una volta è la realtà a lasciarci senza parole, a stupirci molto più della sceneggiatura di un film horror o della trama di un romanzo splatter. Perché è questo che De Maria ha voluto dire, anzi gridare lanciandosi dalle terrazze del Duomo, il luogo più sacro e simbolico di quella città dove da ore si era aperta la caccia all'uomo. E lui in fuga ha scelto di mostrare a tutti la sua morte. E probabilmente gridare anche la sua disperazione. Un urlo disperato nel mezzo di una domenica quasi estiva nella quale Piazza Duomo pullulante di gente ha dovuto occuparsi di lui. Anche in modo scostumato, verrebbe da dire, a vedere la morbosità dei selfie scattati con il cadavere sullo sfondo e dei bambini spinti in prima fila a guardare, così come la sera con le serie o le trasmissioni gialle in tivù. Un palcoscenico non ancora completamente allestito sotto la Madonnina, quando ad arrivare è la notizia del ritrovamento di Chamila morta, la barista che lavorava nel suo stesso hotel e l'ultima volta era stata vista con lui. Ma anche del risvegliarsi dopo una complessa operazione del collega di lavoro ridotto in fin di vita a coltellate. E così è l'osceno a catapultarsi sul proscenio.

A invadere il sagrato del Duomo, luogo massimamente sacro e allo stesso affollatamente profano. «Ho sentito un botto enorme - ha detto un testimone - E ho visto un uomo per terra». La fine di una vita e di qualche speranza.

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