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I disoccupati rifiutano già il lavoro: "Meglio aspettare il nuovo sussidio"

Boom di «no» nei centri per l'impiego: «Tanto guadagnerò lo stesso»

I disoccupati rifiutano già il lavoro: "Meglio aspettare il nuovo sussidio"

Milano - La bomba atomica del reddito di cittadinanza inizia già a produrre danni prima ancora che sia legge. Non si sa come funzionerà in modo preciso, ma un messaggio è già arrivato molto chiaro alla vasta platea di potenziali beneficiari del sussidio: 780 euro al mese per non fare niente sono un'occasione da non farsi sfuggire. Considerato che quella cifra è più o meno la stessa che viene offerta per un primo impiego o per un contrattino di lavoro a tempo, tanto vale prenderla senza lavorare. È quello che si stanno sentendo rispondere i centri per l'impiego in Lombardia (e se succede in Lombardia chissà cosa può succedere in Campania, in Sicilia o in Calabria). Invece di accettare un'offerta di lavoro, molti disoccupati iscritti ai centri per l'impiego rifiutano perché preferiscono aspettare il reddito di cittadinanza che dovrebbe partire nei primi mesi del 2019.

Il fenomeno è già stato registrato nei centri per l'impiego della provincia di Brescia: «Abbiamo assistito ad un vero e proprio boom di no - racconta un operatore al Giornale di Brescia -, sempre con la stessa motivazione: preferiamo aspettare il reddito di cittadinanza. In almeno due occasioni a fronte di un'offerta di lavoro proposta, mi è stato risposto che si sarebbe preferito aspettare qualche mese per incassare il reddito di cittadinanza dal momento che le cifre erano molto simili». Anche Confindustria ha segnalato l'effetto disincentivante che potrebbe avere la «non proporzionalità» tra i 780 euro del reddito di cittadinanza e lo «stipendio di primo impiego netto di un giovane, che per ottenere 830 euro deve lavorare 40 ore a settimana» come ha evidenziato il presidente degli industriali Vincenzo Boccia. In Europa, nei paesi in cui esiste un sussidio per i disoccupati, nessuno è generoso come l'Italia pentastellata che fornisce di fatto uno stipendio. A parità o quasi, conviene non lavorare, come stanno rispondendo i disoccupati ai centri per l'impiego bresciani. A Milano non si è ancora registrata questa reazione, anche se - ci conferma l'Afol, l'agenzia che gestisce gli uffici di collocamento nella provincia di Milano - gli iscritti iniziano a informarsi sul reddito di cittadinanza, magari facendosi due calcoli a casa se convenga o no accettare un'eventuale offerta di lavoro e perdere così i requisiti per l'assegno statale di Di Maio. Su Google i picchi di ricerche sull'argomento «reddito di cittadinanza» sono avvenuti all'inizio di marzo, cioè subito dopo la vittoria del M5s alle elezioni, e poi all'inizio di ottobre, quando il governo ha confermato che la misura sarebbe partita al più presto. In Rete si trovano già siti internet che spiegano come ottenerlo, pagine Facebook con questionario per «scoprire subito se puoi avere il reddito di cittadinanza», e consigli su come fare i furbi e ottenerlo anche se non se ne avrebbe il diritto. Ad esempio fingere di essere single per non sommare l'Isee del compagno, intestare ad un parente una casa per risultare nullatenenti, scorporare dallo stato di famiglia il reddito più alto. Ma sopratutto, avere un lavoro in nero, per cui si ha già un reddito ma per lo Stato si è poveri disoccupati da aiutare con il reddito di cittadinanza. Secondo Unimpresa c'è anche un altro rischio. Che lavoratori e datori di lavoro poco onesti si mettano d'accordo per un «licenziamento» da cui otterrebbero entrambi un vantaggio. Il lavoratore può sommare lo stipendio in nero al reddito di cittadinanza, il datore di lavoro risparmia i contributi e gli altri oneri sul contratto regolare. Insomma l'assegno pubblico M5s rischia di far esplodere parassitismo, lavoro nero e disincentivare l'occupazione.

Proprio quel che serviva in Italia.

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