I dollari non comprano la natura dei terroristi

The Donald resta convinto di convertire Al Sharaa alla democrazia offrendogli la cancellazione delle durissime sanzioni imposte al regime di Assad assieme all'acquisto di petrolio e gas siriano

I dollari non comprano la natura dei terroristi
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Donald Trump, approdato per la seconda volta alla Casa Bianca dopo una lunga carriera nel mondo degli affari, è convinto che i soldi possano cambiare il mondo trasformando nemici e terroristi in affidabili alleati. Così ieri a Riad - dopo aver fatto firmare al principe saudita Mohammed Bin Salman contratti per l'acquisto di 142 miliardi di armi - è corso a stringere la mano ad Ahmad Al Sharaa, l'ex-capo della succursale siriana di Al Qaida che ha cacciato Bashar Assad trasformandosi nel nuovo uomo forte della Siria. Ma liquidare come semplice ex questo autentico Zelig - noto un tempo con lo pseudonimo di Abu Mohammed al-Golani - è assai riduttivo. La sua carriera inizia, infatti, alla corte di Abu Bakr al-Baghdadi, il Califfo iracheno fondatore dello Stato Islamico. Un Califfo che Al Sharaa riesce a tradire quando fonda Al Nusra, la succursale siriana di Al Qaida resasi famosa in seguito per le persecuzioni e le stragi di cristiani. Ma il meglio di se Al Sharaa lo da lo scorso dicembre quando, grazie ai soldi e alle armi di Ankara, caccia Bashar Assad, restituisce la Siria al controllo turco riportandola di fatto all'era Ottomana. Con lui al potere vengono promossi ministri e generali i tagliagole rimasti con lui dai tempi di Al Qaida. Il risultato si vede. Ai primi di marzo le milizie governative massacrano centinaia di esponenti della minoranza alawita colpevoli di rimpiangere il passato regime.

The Donald, però, resta convinto di convertire Al Sharaa alla democrazia offrendogli la cancellazione delle durissime sanzioni imposte al regime di Assad assieme all'acquisto di petrolio e gas siriano e la costruzione a Damasco di un grattacielo in stile trumpiano. Concessioni che nell'ottica di Trump dovrebbero bastare a convertire alla democrazia e alla tolleranza l'ex-capo di Al Qaida spingendolo ad accettare i patti di Abramo e il conseguente riconoscimento di Israele. Poter dare ragione a Donald Trump sarebbe sicuramente bello, ma l'esperienza insegna che in Medio Oriente e dintorni non funziona così.

Il suo amico e alleato israeliano Benjamin Netanyahu ne sa qualcosa. Grazie alla sua approvazione il Qatar - dal 2018 al 2023 - ha versato ogni mese ad Hamas qualche decina di milioni di dollari in contanti trasportati a Gaza sotto gli occhi di Mossad, esercito e Shin Bet. Il tutto nella convinzione che Hamas avrebbe usato quei soldi per garantire il benessere della popolazione.

La maggior parte di quei soldi è stata spesa, invece, per comprare armi e scavare i tunnel che hanno consentito le stragi del 7 ottobre. Anche gli americani comunque ne sanno qualcosa. Nonostante il trasferimento, a metà anni 90, delle principali basi militari americane nell'Emirato il Qatar resta il principale sostenitore della Fratellanza Musulmana, la corrente dell'Islam da cui è nato Hamas, che predica l'Islam politico e punta sul Corano come Costituzione. Ma in barba alla presunta alleanza il Qatar, da cui Trump ha appena accettato in regalo un Boeing presidenziale da 400 milioni, ha anche ospitato e protetto Khalid Sheikh Mohammed, il pianificatore dell'attacco alle torri gemelle. E in Qatar vivono indisturbati Khalifa Turki al-Subaiy e Abd al-Rahman al-Nuaymi indicati dalla Segreteria al Tesoro degli Usa come finanziatori delle stragi.

Senza contare i milioni di dollari qatarioti con cui nel 2021 i talebani si comprarono milizie ed esercito afghano facendo carne di porco degli accordi - stretti con Joe Biden e con lo stesso Trump - che prevedevano la formazione di un governo di coalizione. Sostituito invece dal nuovo emirato talebano.

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