I ghiacciai delle Alpi cresciuti di "nascosto"

La fake news del momento: dai cadaveri riemersi sull'Everest a causa del riscaldamento globale, ai ghiacciai delle Alpi, cresciuti "di nascosto"

I ghiacciai delle Alpi cresciuti di "nascosto"
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Nei giorni scorsi molti giornali hanno abboccato a una notizia falsa e viceversa non hanno pubblicato una notizia verissima, benché poco conciliante con l'allarmismo sul famigerato surriscaldamento climatico. La notizia falsa, per riprendere un titolo di Repubblica, è questa: «Everest, l'effetto macabro dello scioglimento dei ghiacci: riaffiorano centinaia di cadaveri». Non è vero, non sta riaffiorando niente: anche se è verissimo (come ha scritto e titolato correttamente Il Giornale) che è in corso «una spedizione per recuperare i corpi degli alpinisti». Invece la notizia vera, snobbata da tutti, è che i rilievi annuali dei principali ghiacciai del Trentino e in parte della Lombardia (l'Adamello) hanno evidenziato che le coperture nevose stagionali, quindi le probabili formazioni di nuovo ghiaccio, sono decisamente cresciute: quindi presto cresceranno anche i ghiacciai, a meno che quest'estate non si presentino improbabili temperature da deserto iraniano.

Partiamo dalla notizia falsa. È vera una cosa: il business delle spedizioni commerciali che porta in cima all'Everest centinaia di alpinisti-turisti (affare prezioso per il Nepal e per le stesse spedizioni) da anni ha convinto il governo di Katmandu a ripulire la montagna da valanghe di escrementi (ciascuno, letteralmente, deve riportare in patria i propri) e poi da tonnellate di spazzatura accumulata, con l'aggiunta, da quest'anno, di una squadra di soldati e alpinisti nepalesi incaricati dal ministero del Turismo di portar via alcune salme congelate che si incrociano sul percorso della cosiddetta via normale. Sinora ne hanno asportati cinque, e va spiegato che l'operazione è difficile e costosa: i cadaveri sono cristallizzati in posizioni scomode e pesano molto per via del ghiaccio. La maggioranza è oltre quota settemila. È possibile e probabile che tuttavia non ne portino a valle molti di più, sempre quelli: il celebre «stivali verdi» (ormai usato come punto geografico) o la «Bella addormentata», insomma i più evidenti e scoraggianti, niente a che vedere con gli oltre 300 scalatori che a partire dagli anni Venti del Novecento sono rimasti sepolti nel ghiaccio o nei crepacci. È vero che il riscaldamento globale (che c'è, ma da secoli) talvolta rende visibili nuovi corpi e rifiuti, come succede anche con vecchi reperti e armi della Grande Guerra sulle nostre Alpi: ma è anche vero il contrario, ossia che soltanto ciò che è stato coperto dal manto ghiacciato può riaffiorare nel tempo: coperto da manti nevosi e da ghiacciai, quindi, che frattanto gli erano cresciuti intorno. È un ragionamento banale ma che vale anche per il nostro Monte bianco: la cupola di neve e ghiaccio che ne sovrasta la sommità, se non ci fosse, ne abbasserebbe la sommità di ben 14 metri; ogni tanto la cima si abbassa (nel 2021 era 4.805 metri) e ogni tanto si alza (pare che sia tornata a 4.808, quest'anno).

L'ente turistico nepalese, per farla breve, ha piazzato l'esca del riscaldamento globale per un'operazione di macabro marketing. Non fosse così, si sarebbe industriato nel ripulire non solo L'Everest (e le vicine Lhotse e Nuptse) ma anche gli Ottomila che, in rapporto ai tentativi, hanno registrato molti più morti: come l'Annapurna (deceduto un terzo degli alpinisti che hanno provato a scalarla) oppure i micidiali K2 o Nanga Parbat. Tornando all'Italia e alle notizie snobbate (come tutte quelle buone) l'unica fonte che ha riportato quelle sul miglioramento dei ghiacciai alpini è stato il sito montagna.

tv: i dati riportati sono stati curati da Protezione civile, commissione glaciologica del Sat, Università di Padova e Servizio glaciologico Lombardo. Dopodiché l'assottigliamento dei ghiacciai negli ultimi decenni, beninteso, è sotto gli occhi di tutti: sapere che le cose possono migliorare, però, male non fa.

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