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I micro-partiti di Di Battista e Lezzi-Morra: la babele degli ex grillini nel dimenticatoio

Dopo i proclami, percentuali risibili alle elezioni e siti senza contenuti. E Casaleggio jr ha una nuova piattaforma: «Camelot» al posto di «Rousseau»

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C'è chi ha aperto una società di consulenza e chi si è dato alla ristorazione. Chi lavora ancora nel M5s e spera di essere ricandidato dopo lo stop alla regola dei due mandati e chi ha cambiato partito. E poi ci sono quelli che hanno intrapreso il percorso più difficile, forse per mancanza di alternative. Sono gli ex grillini che hanno deciso di navigare da soli nel mare aperto della politica. Peccato che siano finiti nel dimenticatoio, esattamente come quasi tutti gli altri. Solcavano baldanzosi il Transatlantico di Montecitorio e animavano i salotti dei talk show una sera sì e l'altra pure. Ora hanno dato vita a una serie di sigle sconosciute anche agli addetti ai lavori. Cominciamo. Ci sono Nicola Morra e Barbara Lezzi con Equa, Alessandro Di Battista con Schierarsi, l'ex senatore Emanuele Dessì con Noi. Resistono ancora nell'ombra Italexit di Gianluigi Paragone e Alternativa degli ex parlamentari pentastellati anti-draghiani. Davide Casaleggio è passato da Rousseau e Camelot.

Sicuramente è andata meglio a Luigi Di Maio. Il suo «Impegno Civico» è durato lo spazio di una campagna elettorale, ma l'ex ministro è volato a Bruxelles come inviato Ue in Golfo Persico. Tutt'altra vita rispetto all'oblio in cui sono precipitati due ex pezzi da novanta del grillismo come Morra e Lezzi. Il primo era presidente della Commissione parlamentare Antimafia e rispettato senatore «filosofo». La seconda ha fatto il ministro per il Sud, anche se tutti la ricordano per la gaffe sul «Pil che sale grazie ai condizionatori accesi». Ebbene, la pasionaria e il professore a San Valentino scorso hanno dato vita alla loro associazione politica, che si chiama Equa. Il battesimo in un parco di Roma. «A breve pubblicheremo il nostro sito», le parole di Lezzi in occasione del lancio della creatura. Solo che, a più di sei mesi di distanza, il sito ancora non si vede. Così come non c'è traccia di account sui social, né di iniziative. Più vivace la situazione di Schierarsi. Non fosse altro perché il suo fondatore è Di Battista, una delle icone del M5s che fu. L'associazione di Dibba ha un sito e un minimo di attività online. Inoltre ci sono delle Piazze, a metà tra i circoli e i Meetup del M5s delle origini, diffuse un po' in tutte le regioni italiane. Gli iscritti sono organizzati in gruppi di lavoro, ma al momento la sezione «Eventi pubblici» del sito ufficiale è vuota. L'ultimo contenitore fondato da un ex parlamentare grillino è Noi dell'ex senatore Dessì. L'ex parlamentare dopo il M5s si era iscritto al Partito Comunista di Marco Rizzo e l'anno scorso, in un'intervista a Repubblica, aveva detto: «Ora lavoro nel magazzino dell'impresa di famiglia». Ad aprile scorso però ha fondato Noi, che sta per Nuovo Ordine Internazionalista. Un movimento terzomondista, anticapitalista, filo-russo e filo-cinese. Insieme a Dessì ci sono anche le vecchie conoscenze Mattia Crucioli, già senatore M5s, e Vito Petrocelli, l'ex presidente della Commissione Esteri del Senato, rimosso dopo che aveva inneggiato all'invasione russa dell'Ucraina.

Annaspa nell'ombra Italexit di Paragone, che aveva ottenuto il 2% alle politiche. E in rete si trovano ancora tracce di Alternativa, il gruppo degli ex grillini cacciati dopo il No alla fiducia a Mario Draghi. Mentre Casaleggio ha una piattaforma nuova di zecca, a disposizione di enti e aziende. Il nuovo strumento si chiama Camelot.

Addio Rousseau.

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