I muscoli del sovranista al seggio con Georgescu (squalificato dai giudici)

Il legame che spaventa Bruxelles. L'ex candidato potrebbe diventare premier in caso di vittoria Aur

I muscoli del sovranista al seggio con Georgescu (squalificato dai giudici)
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Nella cerniera tra Est e Ovest chiamata Romania, l'atteso voto bis dopo l'annullamento delle elezioni di novembre per presunte ingerenze straniere ieri ha riservato agli occhi dell'Ue l'ennesima prova di forza del sovranismo locale; spartiacque tra gli interessi comunitari e quelli di Mosca. Ancor prima che le urne si chiudessero, il leader di Alleanza per l'unione della Romania, il favorito George Simion si è presentato al seggio con quel Calin Georgescu già vincitore della prima tornata (estromesso anche dalla possibilità di ricandidarsi alle elezioni di ieri) rivendicando la special relationship con il leader filorusso: «Siamo qui con una sola missione, il ripristino della democrazia, non ho altro obiettivo che servire il popolo romeno e fare giustizia».

Dopo che la Corte europea per i diritti dell'uomo (Cedu) ha respinto il ricorso di Georgescu contro l'annullamento del voto, l'ex candidato indipendente e ultra-nazionalista ha dato manforte al giovane Simion, 38 anni, che ha infine raccolto l'eredità politica di Georgescu guidando la destra rumena come frontman; con appoggi espliciti di attori locali e altrettanti in chiaroscuro. Visto di buon grado anche da certi preti ortodossi, ieri ha rimesso al centro dei riflettori l'escluso, e con lui l'inevitabile polemica anti-establishment aperta con l'Ue e mai davvero rientrata. Il 9 aprile il caso Romania finì al centro di un'audizione alla Commissione mercato interno del Parlamento europeo, dove la Commissaria per la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, non solo accolse con favore il sistema di risposta rapida del Codice di condotta azionato da TikTok, che prevedeva una etichettatura più puntuale degli account politici. Ma annunciò anche il potenziamento della task force Ue per «vigilare» su influenze occulte e pubblicità elettorali. Proprio il caso TikTok, su cui la Commissione Ue ha avviato un'indagine a dicembre, aveva acceso i fari sulla disinformazione in un Paese entrato nello spazio Schengen il 1° gennaio. In risposta alle critiche dell'Amministrazione Trump alle norme Ue su tecnologia e IA, Virkkunen parlò soltanto di «regole uguali per tutti» e di un'Europa «impegnata» a farle rispettare.

Bruxelles non commentò le decisioni della Corte romena che ha fatto fuori Georgescu. Silenzio anche dai liberali. E attesa per i nuovi risultati. Tra le accuse di «euro-golpe» da leader come Salvini, dopo l'esclusione dell'ultra-sovranista dalla corsa, l'Ue ha però spedito a Bucarest 120 osservatori per cogliere eventuali influenze esterne. A poche ore dalla chiusura della campagna, alcune ong hanno stimato che su oltre 73mila video pubblicati da candidati, parlamentari e associazioni almeno 17mila avevano fake news sull'Ue.

La liason politica tra Simion e Georgescu è nota. Ma l'immagine di loro due assieme al seggio ha fatto immediatamente il giro delle cancellerie occidentali facendole tremare: in tandem, rappresentano un muscolare messaggio che, in prospettiva, assieme a Slovacchia e Ungheria, potrebbe mettere in discussione le attuali regole comunitarie e strutture che Simion stesso dice in sostanza di non riconoscere. Contro il muro dei pro-Ue, e in netta contrarietà agli aiuti militari all'Ucraina, Georgescu potrebbe perfino diventare premier in caso di vittoria al secondo turno. Tandem visto già il 19 aprile, quando i due varcarono assieme le porte di un monastero in Transilvania. A marzo TikTok, Meta, Google e X hanno partecipato a uno stress test elettorale. Mentre il vicepresidente Usa JD Vance aveva bollato l'annullamento delle elezioni come regressione della democrazia in Europa. Simion, da Washington, ha mutuato uno degli slogan: «Make Europe Great Again».

Trumpiano, persona non grata in Ucraina e in Moldavia, è vicepresidente dei Conservatori europei. E potrebbe essere lui a dover gestire anche un fronte Nato caldissimo: in Romania c'è infatti la più grande base dell'Alleanza work in progress sul territorio Ue.

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