«Perché non scendere (in piazza, ndr) il 7 ottobre?», si chiede uno dei sostenitori commentando l'annuncio dei Giovani palestinesi, dopo un anno di guerra. «Con la resistenza palestinese ieri oggi domani», è un altro commento accompagnato da un cuore e dalla bandiera. Su Instagram campeggia il volantino con un giovane in maglietta mimetica, il volto coperto dalla kafya e il titolo in rosso «Palestina libera» e sotto «05 ottobre a Roma». Il comunicato a fianco inizia con una frase choc: «Il 7 ottobre 2023 è la data di una rivoluzione». E per questo i Giovani palestinesi, guidati da Karim Farsakh, hanno indetto una manifestazione di protesta a Roma in occasione del primo anno di sanguinosa guerra con Israele.
Il riferimento all'attacco stragista di Hamas viene usato come firma della mobilitazione: «Il 7 ottobre non è una ricorrenza. Ora e ovunque resistenza». Per questo motivo il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha ribadito ieri: «Consentiremo ogni libera espressione, anche di critica legittima, contro qualsiasi Governo, che sia quello israeliano, palestinese o italiano, ma non formule di celebrazione di eccidi». La decisione se vietare la manifestazione verrà presa nei prossimi giorni. I Giovani palestinesi scendono in piazza, come riportano nell'annuncio, «per sostenere il popolo palestinese e il suo movimento di liberazione nazionale, per onorare gli oltre quarantamila martiri di Gaza e i suoi valorosi combattenti che da un anno lottano senza tregua». E aggiungono che la manifestazione è pure in appoggio «a tutti i popoli che resistono contro l'imperialismo, per la resistenza del Libano, dello Yemen e dell'Iraq». In pratica si schierano al fianco di Hezbollah e degli Houti filo iraniani che lanciano missili su Israele. Lo slogan finale è simile quello di Hamas dal Giordano al mare: «Non ci fermeremo, finché ogni centimetro della Palestina non sarà libero dal regime razzista e coloniale sionista!».
Un paio di commenti stigmatizzano la deriva estremista. «Celebrare il massacro di Hamas è apologia di terrorismo. Come rovinare la causa palestinese». Un altro utente, spiega «Palestina libera ovviamente, ma Il 7 ottobre non è una data di rivoluzione, è la data di un massacro che ha dato il via a un genocidio... c'è poco da festeggiare!». E qualcuno fa notare con preoccupazione che «il governo vuole impedire questa manifestazione... cosa succederà?».
La maggioranza non si pone problemi sul 7 ottobre a tal punto che un utente, infastidito, si chiede come mai non si scende in piazza proprio il giorno del primo anniversario della strage di Hamas e della cattura degli ostaggi israeliani. «È da un anno che il mondo finalmente si è svegliato ed ha aperto gli occhi sull'occupazione criminale sionista e terrorista!», scrive un altro sostenitore della causa. Degli attivisti chiedono se saranno organizzati pullman da Milano, ma anche da «Bologna, Ferrara, Modena, etc.?». I Giovani palestinesi rispondono che una corriera verrà messa a disposizione dal capoluogo lombardo «in prossimità della data».
Un messaggio in inglese sembra arrivare da Gaza: «Tutto l'amore e i ringraziamenti alle coraggiose persone libere del mondo che stanno dalla nostra parte e cercano di fermare questo genocidio. Pregate per noi».
L'appello per la manifestazione in occasione della «rivoluzione del 7 ottobre» è rilanciato da Contropiano, giornale comunista online e Radio
onda d'urto della galassia antagonista. Il sito Rivoluzione anarchica fa pure da volano della manifestazione, che viene commentata da un secco «Ora e sempre resistenza!» assieme ad un pugno chiuso e la bandiera palestinese.
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