
Le fiamme ed il fumo che escono dal palazzo del governo a Kiev centrato dai russi, nel più massiccio attacco di droni e missili della guerra in Ucraina, sono un avvertimento mortale per Volodymyr Zelensky. "La prossima volta possiamo colpirti", è il messaggio del Cremlino.
Il palazzo presidenziale si trova a poche centinaia di metri da quello dell'esecutivo, tutti e due vicini a Maidan, la piazza simbolo della rivolta che ha dato fuoco alle polveri. Il nuovo zar, Vladimir Putin, ha ordinato l'attacco senza precedenti e ravvicinato a Zelensky per due motivi: il primo come rappresaglia agli attacchi dei droni ucraini in profondità alle raffinerie russe che stanno creando problemi. Il secondo punta a piegare Zelensky ad accettare le condizioni capestro del Cremlino per arrivare ad una tregua. I realtà gli 810 droni o velivoli esca e 13 missili da crociera Iskander-K lanciati sull'Ucraina sono stati in gran parte fermati. Gli ucraini ne hanno abbattuti 747 e 4 missili, ma basta che il 10-20%, come sta accadendo in media, penetri le difese aeree per provocare danni non indifferenti. Si tratta di saturazione, come i missili iraniani lanciati su Israele. Oltre ai danni vanno calcolati i costi: la Russia sforna droni kamikaze, sulla base di quelli iraniani Shahed-136, che hanno un valore fra i 20mila e 50mila dollari. I più avanzati arrivano a 70mila dollari. Un missile intercettore terra aria può costare 3 milioni di dollari e le scorte finiscono presto a questo ritmo di attacchi. La fabbrica di Alabuga nel Tatarstan russo, sta aumentando la produzione e i russi ne hanno messo in piedi un'altra. Secondo lintelligence ucraina sono in grado di produrre 6000 droni tipo Shahed al mese.
Non solo: sia a Kiev che a Mosca stanno studiando droni guidati dall'intelligenza artificiale, che riusciranno a penetrare le difese avversarie volando sull'obiettivo in maniera autonoma. L'escalation è evidente e legata anche agli alti e bassi del negoziato. A luglio si era raggiunto un picco, come media giornaliera, di 250 droni russi lanciati sull'Ucraina. Non sono mancate punte, in sole 24 ore, di oltre 600 droni e missili in giugno, ma poi le aperture negoziali e l'incontro Trump- Putin in Alaska aveva fatto diminuire gli attacchi. Il presidente americano pensava di avere ottenuto una tregua più da Kiev che da Mosca sui bombardamenti con i droni alle raffinerie russe in profondità. L'incertezza del negoziato ha fatto riesplodere la guerra energetica con i droni. Il 3 settembre i russi ne hanno lanciati oltre 500 e una dozzina di missili.
I numeri così alti sono dettati anche dai velivoli esca che si "sacrificano" per fare passare gli altri. Gli ucraini solo in agosto hanno colpito almeno 12 raffinerie paralizzando impianti che rappresentano oltre il 17% della capacità nazionale russa corrispondente ad 1,1 milioni di barili al giorno. Nelle ore del massiccio attacco sull'Ucraina hanno annunciato di avere centrato, per la seconda volta, l'oleodotto Druzhba nella regione russa di Bryansk, che pompa il petrolio per l'Ungheria e la Slovacchia. Gli attacchi in profondità colpiscono anche nodi ferroviari e aeroporti bloccando, solo con gli allarmi, il traffico aereo pure di Mosca. Forse Kiev non è riuscita a rallentare di molto gli attacchi nel Donbass per mancanza di carburante o mettere in ginocchio l'economia russa, ma in varie zone del paese, a cominciare dalla Crimea annessa, c'erano lunghe code davanti alle stazioni di benzina durante l'estate. Non solo: le raffinerie sono state colpite dal nuovo drone Flamingo, una bomba volante con un carico esplosivo doppio rispetto a un missile Cruise. Il drone è fabbricato in Ucraina, ma ci sarebbe stato l'aiuto tecnico degli inglesi.
Da gennaio gli ucraini hanno testato nuovi droni con un raggio d'azione di 2mila chilometri, che possono sganciare bombe da 250 chili e tornare alla base. Nel frattempo la produzione dei Flamingo arriverà in ottobre a 210 esemplari al mese.