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I sindacati affilano le armi per il Primo maggio. L'ombra dell'agguato sul concertone della Rai

Si teme un "comizio" politico sul palco. Coletta: "Non possiamo prevenirlo"

I sindacati affilano le armi per il Primo maggio. L'ombra dell'agguato sul concertone della Rai

Lo slogan che Cgil, Cisl e Uil hanno scelto è «L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». Il riferimento della giornata e del tradizionale concertone in piazza San Giovanni a Roma, a Roma è duplice: ai 75 anni della Costituzione e alla questione del lavoro che, contemporaneamente alla kermesse musicale, andrà in scena anche a Palazzo Chigi, con un Cdm sul pacchetto lavoro molto contestato proprio dai sindacati. Una concomitanza che offre tutte le premesse per un «trappolone» in diretta tv, con la kermesse utilizzata per «comizi» antigovernativi. Il precedente più vicino è quello di Sanremo, a pochi giorni dalle elezioni regionali, quando il richiamo alla Costituzione (nello spettacolo di Benigni) è servito per un attacco al governo. Ma l'altro precedente è proprio il concerto del primo maggio, edizione del 2021, quando il palco fu utilizzato dal solito Fedez per un comizio anti-leghista in difesa della legge Zan. A maggior ragione stavolta, con il centrodestra al governo e per giunta riunito nelle stesse ore a Palazzo Chigi sul tema lavoro (inclusa la radicale modifica dell'attuale reddito di cittadinanza versione m5s), si teme una sbandata propagandistica di qualche artista sul palco. In Rai non escludono sorprese: «Incognite ce ne sono sempre quando fai un evento così sussurrano i muri di Viale Mazzini -, ce n'erano anche con Saremo che è un evento prodotto dalla Rai su cui quindi abbiamo più controllo, figuriamoci con il concertone del primo maggio...». La kermesse infatti è organizzata dai sindacati e prodotta da una società esterna, la «iCompany» di Massimo Bonelli (oggi in conferenza stampa renderà noti tutti gli ospiti dell'evento). La Rai ha solo acquisito diritti di trasmissione, non entra nella scelta degli artisti né su quello che diranno sul palco. «Saranno i conduttori che dovranno prendere le distanze se qualcuno andrà fuori dalle righe» commentano da Viale Mazzini. Il direttore dell'Intrattenimento Prime Time Rai Stefano Coletta, ha messo già le mani avanti: «Non c'è nessuna strumentalizzazione, né volontà di politicizzare in chiave antigovernativa. Poi, certo, altro sono gli imprevisti che, per chi ha fede, può conoscerli solo il Padre Eterno. Faremo di tutto perché sia una festa ma se l'artista x o y abbia intenzione di trasgredire non è prevedibile». Un palco del genere può incoraggiare qualche cantante in cerca di polemica per guadagnare visibilità, in stile Ferragnez. Al momento la lista di una cinquantina di artisti va dai sanremesi Lazza e Tananai, a Piero Pelù, Francesco Gabbani e i Righeira, ma in queste ore si sta trattando anche per altri nomi.

I sindacati, specie la Cgil, sembrano voler soffiare sul fuoco. «Abbiamo deciso di mettere al centro la Costituzione perché la nostra è una repubblica democratica fondata sul lavoro, mentre oggi sembra fondata su sfruttamento e precarietà» ha detto Landini, nella conferenza stampa Rai sul concerto. «Deve essere una festa ma anche un richiamo», avvertono le tre sigle, che in contemporanea a Potenza guideranno la manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil, con i tre leader sindacali che prenderanno la parola.

Per cantarle anche loro alla Meloni.

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