Politica

I sindacati hanno una nuova scusa: "Scioperiamo contro la guerra"

Domani scuole, trasporti e sanità saranno paralizzate dallo sciopero generale nazionale che nelle motivazioni mette insieme vecchi pallini dei sindacati al conflitto in corso. Tanto per avere un motivo in più

I sindacati per scioperare se le inventano tutte: "Cessate in fuoco in Ucraina"

Visto che il ruolo dell'Italia in politica estera è sempre più marginale, hanno deciso di scendere in campo per far sentire la loro voce ed occupare spazi politici per arrivare ad una svolta internazionale i supereroi che stavamo aspettando: i sindacati.

E per risolvere le diatribe tra superpotenze hanno scelto di utilizzare il loro superpotere, quello di fronte al quale tremano anche gli dèi dell'Olimpo: lo sciopero. Domani, i sindacati di base saranno in agitazione con conseguenti disservizi soprattutto al trasporto pubblico, oltre che alla scuola e alla sanità. Fra i promotori della protesta, a vari livelli: Cub, Sgb, Usi Cit, Cobas, Unicobas, Adl, Usi, Si Cobas e Slai Cobas.

La lista delle motivazioni ricorda quella snocciolata dai rappresentanti di classe degli istituti superiori quando hanno voglia di bigiare e hanno bisogno di una giustificazione. L'agitazione partirà da capisaldi come lo sblocco dei contratti e la richiesta di aumenti salariali, ai piani di edilizia residenziale, alla riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario e alla contrarietà alle politiche di privatizzazione in atti (ché in quel caso sì che lo sciopero diventerebbe difficile).

Ma siccome la cronaca è strumento di lotta e pure di persuasione, nella lista delle motivazioni non poteva mancare il riferimento alla guerra in Ucraina. Anzi, ai riferimenti. I membri dei sindacati scenderanno in piazza (o resteranno a casa) per dire basta al perdurare del conflitto e pressare il governo italiano definito "cobelligerante e criminale", che "sta facendo carne da macello dei lavoratori" quando dovrebbe "pensare ai salari e ai servizi dei cittadini piuttosto che all'invio di armi".

"La guerra va fermata - ha sottolineato il segretario nazionale della Cub, Walter Montagnoli -. È una vergogna per il suo carico di morti e feriti, di devastazione, di rifugiati, di disperazione, di crisi alimentare e di altre catastrofi. Allo stesso tempo spalanca le porte a una pesante crisi economica che sarà sostenuto da lavoratori, pensionati, studenti, giovani, disoccupati, malati".

Poi, nonostante l'aumento dei prezzi dei prodotti energetici e di molte materie prime ci saranno lacune nella produzione industriale (quindi ecco un bello sciopero tanto per dare una mano) "il Governo Draghi - conclude Montagnoli - aumenta le spese militari fino al 2% del Pil: la spesa della Difesa passerà da 25 a 38 miliardi di euro tagliando sanità, scuola, trasporti pubblici, edilizia popolare e ovviamente pensione e salari".

L'appello, insomma, è quello ad un cessate il fuoco. Quello che non riescono a raggiungere grandi Paesi mediatori come Turchia e Israele o grandi player sovranazionali come le Nazioni Unite, o istituti religiosi come la Chiesa cattolica. Ma sia Vladimir Putin che Volodymyr Zelensky saranno da domani certamente persuasi a fare la pace vista l'iniziativa epocale dei sindacati di base.


Se avessero chiesto a un quindicenne rappresentante di classe di qualsiasi scuola italiana gli avrebbero suggerito scuse più credibili: come l'ascensore fuori uso o i termosifoni spenti a fine settembre.

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